La migrazione delle piccole imprese verso i centri commerciali

 Secondo quanto accertato dalla Federcontribuenti, i centri commerciali sono diventati l’unica risorsa per le imprese di piccole dimensioni per fronteggiare la crisi economica: lo sbocco in questione diventa praticamente obbligatorio, tanto che si affidano nella maggior parte dei casi i brand al franchising, visto che ormai i centri storici non rappresentano più lo spazio ideale per incrementare le vendite (queste ultime sono risultate decisamente in calo). La stessa associazione ha parlato di una vera e propria “migrazione” dai nuclei cittadini per affidarsi a questa soluzione alternativa. Il problema principale, però, è rappresentato dal fatto che i costi relativi agli stessi centri commerciali sono piuttosto elevati, fino a un massimo di 650 euro per ogni singolo metro quadro.

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La Grecia si salverà dal default?

 La Grecia ha compiuto un timido passo in avanti, lungo la strada per garantirsi altri (vitali) fondi di salvataggio: i suoi leader politici hanno concordato una nuova serie di misure di austerità. A questo punto gli osservatori di mercato si stanno probabilmente chiedendo “La Grecia si salverà così da un default? Quali sono le prospettive per l’economia del Paese?

Ecco alcuni aspetti fondamentali della vicenda greca

1. Più austerità significa più “costi sociali”.
Con la proposta del governo di Atene di ridurre drasticamente il salario minimo del 22% e licenziare i lavoratori del settore più pubblico, come parte delle misure imposte, non sorprende la notizia delle manifestazioni di protese di migliaia di greci che hanno marciato per le strade. Pensandoci bene, il tasso di disoccupazione greco ha già raggiunto il livello record del 20,9% a novembre dello scorso anno, mentre la Grecia ha vissuto il suo quinto anno consecutivo in recessione. La nuova serie di misure di austerità, che è stata chiesta dalla troika dei creditori internazionali (UE, FMI e BCE) quale conditio sine qua non per il rilascio un’altra tranche di fondi di salvataggio, comporterebbe sacrifici (sociali ed economici) maggiori e ancora più dolorosi per i greci.

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Economia della Cina in pericolo

 Il gigante cinese sta mostrando segni di rallentamento. Per la prima volta in due anni, le esportazioni cinesi sono scese dello 0,5% e hanno raggiunto i 149,9 miliardi di dollari. La Cina ha anche registrato un calo del 15,3%  su base annua delle importazioni, che si attestano a 122,6 miliardi di dollari.

Questo, nonostante il paese abbia cercato di stimolare i consumi per compensare la flessione dell’export e per riequilibrare la sua economia, troppo dipendente dalle esportazioni e dagli investimenti, orientandola verso una maggiore domanda interna.

Secondo gli analisti, anche se le celebrazioni in occasione del Capodanno cinese possono in parte spiegare questo rallentamento, esse non rappresentano certo l’unica ragione. Sicuramente il fenomeno è motivo di preoccupazione in quanto potrebbe significare un rallentamento della crescita.

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Ancora nessun acquirente per la Unoaerre spa

 Il nome di Unoaerre è ben noto ad Arezzo, ma non solo, per le sue tradizioni orafe: si tratta, infatti, dell’azienda toscana attiva in questo ramo commerciale, con una storia importante che dura dal 1926 e che si è consolidata nel corso del tempo. Purtroppo, però, il periodo attuale non è certo uno dei più felici per questa spa, in crisi profonda e alla ricerca disperata di un acquirente. Ben diciassette lustri di storia non sono bastati per trovare qualche soggetto disposto a rilevare l’azienda. In effetti, l’asta per l’acquisto di Unoaerre è andata addirittura deserta, ma l’amministrazione momentanea di Sergio Squarcialupi, numero uno della Chimet, non potrà durare a lungo. I liquidatori attendono con ansia un esito ben diverso, ma le opzioni non sembrano poi moltissime.

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Nasce il primo registro italiano dei lobbisti

 Anche i lobbisti avranno il loro registro: il Ministero delle Politiche Agricole ha infatti deciso di istituire tale documento, un precedente storico, visto che è la prima volta che si procede in questo senso nel nostro paese. L’entusiasmo maggiore è stato mostrato dall’associazione Il Chiostro, la quale da tempo raggruppa diverse lobby e società col fine ultimo di promuovere la trasparenza e la tutela degli interessi. Ovviamente, il fatto che il registro sia stato creato da un solo dicastero, fa sperare nel riconoscimento e nella regolamentazione anche di altre attività, come auspicato dagli stessi rappresentanti appena menzionati. Un altro obiettivo che i lobbisti vogliono raggiungere, infatti, è quello di avere uno stretto rapporto con i loro uffici, quindi sono più che mai necessari un codice etico e delle sanzioni ben precise per chi non si attiene ad esso.

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La BoE inietta 50 miliardi di sterline

 La Banca d’Inghilterra ha votato per iniettare altri 50 miliardi di sterline (79,3 miliardi di dollari) nel sistema finanziario come parte dei suoi sforzi volti a sostenere una fragile ripresa dell’economia, ancora a rischio di scivolare in recessione.

La banca centrale ha lasciato il suo tasso di interesse al minimo storico dello 0,5 per cento – livello insolitamente basso cui è ancorata da marzo 2009 – e, come previsto, ha annunciato che avrebbe acquistato ulteriori asset (per 50 miliardi di sterline) – soprattutto titoli di Stato- con il denaro fresco di stampa.

L’iniezione di liquidità sarà una buona notizia per il governo, tornato sotto pressione e a cui viene chiesto di allentare la propria politica di austerità, dopo che l’economia si è contratta alla fine del 2011 e la disoccupazione ha raggiunto il suo massimo in più di 17 anni.

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Credit Suisse in rosso nel quarto trimestre

 Credit Suisse ha registrato nel quarto trimestre 2011 una perdita netta di 637 milioni di franchi dopo essersi accollata quasi 1 miliardo di franchi svizzeri (1,07 miliardi di dollari) di oneri per accelerare il taglio dei costi e sbarazzarsi delle attività rischiose, al fine di soddisfare le più rigide normative sul capitale.

“La nostra performance per il quarto trimestre 2011 è stata deludente”, ha detto l’amministratore delegato del gruppo svizzero Brady Dougan. “Riflette sia le avverse condizioni di mercato durante il periodo e l’impatto delle misure che abbiamo adottato per adattare rapidamente il nostro business ad un mercato in evoluzione e ai requisiti dei regolatori”. La notizia ha spinto il titolo Credit Suisse al ribasso nel trade di Giovedì mattina.

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Per Buzzi Unicem un 2011 in chiaroscuro

 Un buon aumento per quel che riguarda il fatturato consolidato e una conferma delle performance positive delle vendite: sono questi i due dati che emergono con maggiore nettezza dall’esercizio 2011 di Buzzi Unicem. La società di Casale Monferrato, il cui nome è strettamente collegato al settore del cemento, ha messo in luce delle stime piuttosto brillanti, come anche accertato dal consiglio di amministrazione del gruppo. Le principali espansioni sono quelle che sono state registrate nei mercati emergenti, ma un buon contributo è stato offerto anche dai paesi dell’Europa centrale. Al contrario, il paese di appartenenza di Buzzi Unicem, l’Italia ovviamente, ha riservato le sorprese peggiori, con le cessioni complessive che hanno continuato a calare in maniera preoccupante.

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La crescita dei money transfer e dei rischi di riciclaggio

 Le agenzie di money transfer hanno raggiunto quota 38mila unità nel corso del 2011, un totale che invita subito a una riflessione importante; anzitutto, bisogna precisare che il dato in questione è stato estrapolato dal dossier statistico Caritas-Migrantes, il quale ha messo in evidenza questa crescita, a cui corrisponde però anche un incremento degli allarmi e del rischio di riciclaggio di denaro. In effetti, ben il 50% dei 75mila agenti che svolgono attività finanziaria nel nostro paese è riferibile a queste agenzie, le quali consentono di inviare denaro in nazioni straniere senza essere necessariamente titolari di un conto in banca. Rispetto a un anno prima, le unità in questione sono aumentate di numero (circa quattromila per la precisione), ma le stime sono ancora più sorprendenti se si pensa che in appena otto anni gli stessi money transfer si sono addirittura moltiplicati di diciassette volte.

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IPO di Facebook, un jackpot miliardario

 L’IPO di Facebook renderà miliardari. Gli investitori della prima ora, come il fondo Accel Partners, raccoglieranno fino a 800 volte il loro investimento iniziale, in occasione dello sbarco di Facebook in Borsa. Un evento senza precedenti nella storia del capitale di rischio.

Non solo tra i dipendenti del social network, tra cui figura, in primo luogo, il capo del gruppo, Mark Zuckerberg. Ma anche in seno alla comunità degli investitori della prima ora, vale a dire le società di capitali di rischio che hanno creduto nel progetto del giovane studente di Harvard al 2005, ovvero un anno dopo la fondazione di Facebook. Sette anni fa, il fondo americano Accel Partners aveva investito $ 12,7 milioni nel social network. All’epoca, Facebook valeva solo 100 milioni di dollari. Oggi, sulla base di una valutazione di Facebook stimata tra i 75 e i 100 miliardi di dollari, la quota dell’11,4% di Accel Partners nel capitale vale quasi … dieci miliardi di euro. Quasi 800 volte l’investimento iniziale!

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