Unicredit alle prese con dismissioni e rating

 Le ultime dichiarazioni rilasciate da Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit, fanno pensare immediatamente a delle cessioni in tempi brevi per il gruppo di Piazza Cordusio: in effetti, l’intervento in questione è stato effettuato al momento dell’inaugurazione ufficiale della filiale della banca in territorio cinese. Che cosa è stato riferito di preciso? Ghizzoni ha preso spunto dalle recenti operazioni che hanno riguardato il rafforzamento del capitale sociale, in particolare l’aumento e il riacquisto del debito, spiegando come potrebbero esserci nuove attività simili, in modo da rafforzare il prestigio di Unicredit a livello continentale. In pratica, l’intento è quello di migliorare ulteriormente la solidità patrimoniale e la liquidità complessiva dell’istituto.

Gi analisti finanziari, in particolare quelli della società Intermonte, sono rimasti un po’ spiazzati da parole di questo tipo: a loro parere, infatti, se si parla di un altro rafforzamento oltre a quello già effettuato, allora si fa riferimento anche a delle ipotetiche dismissioni delle attività che non sono ritenute “core”, vale a dire quelle caratteristiche dal punto di vista organizzativo. Gli esempi più importanti in questo senso sono quelli del campo immobiliare e del leasing, come apparso anche in alcuni giornali nei giorni scorsi. Queste svendite sono di solito piuttosto rischiose, ma la precedente esperienza del rafforzamento dovrebbe rappresentare una valida garanzia in questo senso.

Ma Unicredit ha dovuto fare i conti anche con un’altra novità di un certo rilievo: anzi, a dire la verità, si tratta più che altro di una conferma, visto che l’agenzia americana Moody’s ha mantenuto inalterato il rating di lungo termine del gruppo, con una valutazione che è pari ad A2 (buona affidabilità dell’investimento), ma anche il breve termine non è stato ritoccato. L’unica revisione, invece, ha riguardato il rating individuale, sceso fino a C- a seguito del più ampio programma di declassamento che ha coinvolto un numero impressionante di istituti di credito europei.

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