Pitti Uomo certifica il momento incerto della moda italiana

 La moda italiana non sa resistere al fascino estero: i principali compratori dei nostri prodotti di questo settore fanno parte infatti del vasto continente asiatico, ma stanno avanzando anche la Turchia e la Russia. Una chiara testimonianza di tale trend è giunto dall’ottantunesima edizione di Pitti Uomo, la manifestazione internazionale di moda che è riservata agli operatori del settore e che si tiene due volte l’anno a Firenze. In pratica, i compratori stranieri dell’evento in questione sono stati ben 7.700, un dato a cui fa da contraltare il progressivo declino dei negozi del nostro paese (ben otto punti percentuali in meno in un solo anno). Gli esercizi commerciali italiani, infatti, stentano a ingranare la marcia giusta, anche perché la merce venduta è davvero poca.

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Alcoa avvia le procedure di mobilità per l’impianto di Portovesme

 Alcoa non ha voluto sentire ragioni e si prepara a scontentare moltissimi lavoratori sardi: il colosso americano dell’alluminio è infatti presente nel nostro paese con l’importante stabilimento di Portovesme (frazione di Portoscuso, in provincia di Carbonia-Iglesias), ma sta riservando proprio a questo impianto una procedura di mobilità piuttosto controversa, anche perché non è stata nemmeno accettata la mediazione proposta dal Ministero dello Sviluppo Economico. La situazione era già tesa da tempo, ma ora si possono immaginare altre complicazioni negative. I dipendenti coinvolti in questo caso sono più di cinquecento, ma si cerca a tutti i costi di mantenere attiva almeno la produzione.

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Fallimento inevitabile per la Grecia?

 Il nuovo, pressante allarme è stato lanciato dal Primo Ministro Lucas Papademos nei giorni scorsi: confermando che allo stato attuale l’unica ricetta possibile per portare sulla strada del risanamento le disastrate casse elleniche è quella dell’austerità, il Primo Ministro ha recentemente sottolineato che per evitare il rischio incombente di un fallimento dello Stato greco già in Primavera, è necessario che UE e Fondo Monetario Internazionale concedano gli ulteriori pacchetti di aiuti già previsti; questo però sarà possibile solo mantenendo e rafforzando gli impegni di adozione delle riforme concordate.

Tuttavia gli sforzi profusi dal Governo ellenico, accolti peraltro dalla popolazione con un’invidiabile rassegnazione, non sembrano aver riscosso più di tanto l’apprezzamento della comunità internazionale, se si pensa che, ad esempio, l’erogazione di un pacchetto di aiuti da cinque miliardi di euro, già prevista per fine dicembre, è stata rimandata a marzo, il che, pensando alla situazione in cui versa la Grecia, si avvicina molto a una sentenza di condanna: ciò infatti includerà il rinvio a catena delle successive ‘rate’ di aiuto, a cominciare da quella, ben più sostanziosa, da 10 miliardi, che prevista per marzo, slitterà a giugno, forse già fuori tempo massimo.

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Banca Etica si dimostra sempre più resistente alla crisi

 Ventiquattro punti percentuali di incremento per quel che concerne l’erogazione dei crediti e altri dodici per la raccolta di risparmio rappresentato davvero due risultati importanti: si tratta delle stime che Banca Etica ha fatto registrare nel 2011, dodici mesi che hanno messo in luce come la finanza etica possa riservare soddisfazioni importanti nonostante la crisi economica che attualmente infuria. Tra l’altro, si tratta anche del terzo anno consecutivo che tali affari sono contrassegnati da un segno più e dalla doppia cifra, un elemento non certo casuale. Entrando maggiormente nel dettaglio, c’è da precisare che la raccolta in questione è stata pari a 717 milioni di euro, mentre i crediti si sono attestati poco distanti da quota 541 milioni.

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Contenere il debito è una priorità per Dubai

 E’ stato presentano nei giorni scorsi il bilancio 2012 di Dubai, all’insegna di un atteggiamento sostanzialmente prudente, nonostante negli ultimi mesi si sia più volte premuto a fondo il pedale dell’ottimismo, evocando ripetutamente l’avvento della ripresa.
Osservando il bilancio, ci si accorge invece dell’atteggiamento cauto assunto dalle autorità dell’emirato: prova ne sia la revisione – e il sostanziale ridimensionamento – degli investimenti, portati a 6,83 miliardi di euro.

La manovra posta in essere dalle autorità appare sostanziosa, pur lasciando in parte intatti i dubbi sulla effettiva capacità, di coprire i 12 miliardi di debiti previsti per il 2012 che ne portano l’ammontare complessivo a 93.

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Il Casper plaude ai vantaggi delle liberalizzazioni

 Novecento euro di risparmio non sono certo pochi di questi tempi: secondo il Casper, il comitato composto da alcune delle principali associazioni italiane dei consumatori (Adoc, Codacons, Movimento Difesa del Cittadino e Unc) e che si batte contro le speculazioni, la stima in questione è reale e potrebbe diventare a breve concreta, grazie soprattutto al contributo offerto dalle varie liberalizzazioni che sembrano ormai in dirittura d’arrivo. Lo stesso Casper si è detto favorevole a questo provvedimento, spiegando come in questa maniera il governo sia finalmente venuto incontro alle esigenze dei consumatori. Il risparmio citato in precedenza, inoltre, deve essere considerato come un valore minimo, ma come lo si è ottenuto esattamente?

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Autogrill rafforza la sua intesa con Starbucks

 La catena Starbucks, celebre soprattutto per i suoi caffè ma non solo, deve ringraziare sentitamente Autogrill: in effetti, i due marchi saranno associati e accomunati in determinati punti vendita, più precisamente in alcune stazioni ferroviarie della Francia, presso l’aeroporto di Marsiglia e in alcuni tratti autostradali dei Paesi Bassi. Il primo operatore al mondo per quel che concerne la ristorazione gestisce attualmente 370 Starbucks a livello internazionale, tanto che appena due anni fa sono stati registrati profitti per ben 450 milioni di dollari. La collaborazione a cui si sta facendo riferimento è cominciata circa vent’anni fa, ora l’interesse maggiore è stato concentrato sul continente europeo. La Francia e l’Olanda sono proprio i due primi paesi di questa partnership, ma ovviamente non ci si limiterà solamente ad essi.

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Stati Uniti, timidi segnali di ripresa

 Gli ultimi dati riguardanti l’andamento della disoccupazione e del PIL negli U.S.A. inducono a un cauto ottimismo, tuttavia non sono certo sufficienti a far prevedere che gli Stati Uniti possano tornare, almeno in tempi brevi, ad essere l’economia trainante del mondo, né, sul fronte interno, ad offrire una base sicura per la rielezione del Presidente Obama: tali segnali positivi, insomma, acquisiranno un più chiaro e definitivo significato solo nei prossimi mesi, se verranno confermati.

Il tasso di disoccupazione ufficiale negli U.S.A. in dicembre si è fermato all’8,5 per cento, a livelli quindi simili a quelli del febbraio 2009; rispetto alle stime precedenti, che si attestavano su una creazione di posti di 150.000 nuovi posti di lavoro, il dato registrato è stato di 200.000; tale andamento induce a un cauto ottimismo per una discesa del tasso di disoccupazione al di sotto dell’8 per cento nel corso della prossima estate.

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Ungheria: i numeri della crisi

 La crisi economica e finanziaria che da qualche mese a questa parte sta duramente colpendo l’Ungheria ha portato a un drastico taglio al ribasso delle stime riguardanti tutti i principali indicatori economici, a partire dalla crescita, relativi ai prossimi anni; nei giorni scorsi il Governo ha ufficialmente chiesto l’aiuto dell’Unione Europea e del Fondo Monetario internazionale per far fronte alla situazione ed evitare le peggiori conseguenze derivanti dal possibile innescarsi di una spirale recessiva.

La crescita dell’Ungheria sembra già essere in gran parte compromessa: le previsioni riguardanti l’andamento del PIL nell’ultima parte del 2011 sono state riviste al ribasso, mentre per il 2012 appare quasi certo che l’economia resterà sostanzialmente ferma.

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Incognita iraniana sul mercato petrolifero

 Le prossime settimane saranno cruciali per capire quali saranno i trend dei prezzi petroliferi nel breve – medio termine: l’attenzione si concentra ovviamente sull’Iran e sulle recenti minacce di intervenire sullo stretto di Hormuz, che hanno immediatamente suscitato la reazione degli U.S.A. Tale situazione, caratterizzata da un certo livello di incertezza, spalanca naturalmente le porte alla speculazione.

Prescindendo dall’evoluzione della situazione iraniana, va sottolineato che attualmente il mercato del petrolio si trova in una situazione in cui l’offerta globale è in crescita mentre la domanda appare in via di raffreddamento: in particolare, secondo i recenti dati pubblicati dal Dipartimento U.S.A. dell’Energia, la domanda americana di greggio nell’ultima settimana del 2011 è stata la più bassa rilevata nel periodo in esame nel corso degli ultimi 14 anni.

Nonostante questo, il prezzo del petrolio si mantiene a livelli tendenzialmente alti: è qui entrano in gioco i timori legati all’evoluzione dello scenario iraniano; in prospettiva, appare prossimo un embargo UE, che però verrà applicato in modo graduale e su tempi relativamente lunghi, così da permettere l’apertura di nuovi canali diplomatici e nel frattempo di chiudere i contratti già in essere coi relativi pagamenti (un esempio è quello delle collaborazioni tecniche offerte all’Iran dall’ENI).

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