Anche l’Empire State Building finisce in Borsa

 E’ uno dei grattacieli più noti di tutto il mondo, e sta per finire in Borsa. Protagonista della vicenda è l’americanissimo Empire State Building, la cui terrazza (riporta il sito web de La Repubblica, che a sua volta cita i dati del New York Times) sarebbe stata visitata da oltre quattro milioni di persone nel solo 2010, per un volume d’affari che – limitatamente a questo piccolo segmento di business dell’edificio – si aggira intorno ai 6 milioni di dollari.

Sempre secondo le analisi compiute dal quotidiano newyorkese, se l’Empire State Building dovesse finire in Borsa (così come sempre), potrebbe ottenere una valutazione di circa 5 miliardi di dollari. A supporto del progetto legato all’offerta pubblica iniziale per ora c’è solamente un ricco e voluminoso prospetto (oltre 500 pagine) con il quale la famiglia Malkin (che gestisce il palazzo) sta cercando di convincere gli stakeholders (principalmente, i 2.800 investitori nel grattacielo) a consolidare gli interessi e le proprietà in un’unica società, che dovrebbe quindi terminare sul mercato regolamentato di Borsa.

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Microsoft e Nokia al capezzale del BlackBerry

 C’era una volta la RIM (Research In Motion), società canadese tanto cara ai possessori degli smartphone BlackBerry, che proprio del cellulare smart aveva fatto il proprio simbolo, e determinante dei propri successi. Poi, l’incapacità di rispondere adeguatamente alle sfide lanciate dai concorrenti (Apple in primis), ha portato la casa americana in secondo piano, con una perdita di quote di mercato che sembra inarrestabile.

Eppure, sottolineiamo, le potenzialità della Research In Motion – e, ovviamente, dei suoi BlackBerry – sono notevoli. Tanto che alcuni tra i colossi dell’informatica e delle telecomunicazioni, come Microsoft e Nokia, avrebbero lanciato una sorta di gara ristretta per potersi aggiudicare l’azienda. Alla gara starebbe partecipando anche a Amazon e, probabilmente, qualche nome meno in voga.

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France Telecom vende divisione svizzera alla Apax

 France Telecom, una delle principali compagnie telefoniche del vecchio Continente, ha dichiarato di aver raggiunto un accordo per cedere la propria divisione svizzera alla Apax Partners per una cifra di circa 1,6 miliardi di euro. L’accordo dovrà essere ora approvato dalle autorità svizzere, e inviato al consiglio di amministrazione di France Telecom durante la settimana del 9 gennaio, come confermato da una comunicato stampa che ha di fatto ufficializzato la raggiunta intesa tra le due parti.

La divisione svizzera della compagnia telefonica transalpina giungerà pertanto all’interno della galassia di riferimento della Apax: quest’ultima, a sua volta, ha dovuto superare la non certo trascurabile rivalità di alcuni principali competitors internazionali (come la EQT Partners, la Providence Equity Partner e il miliardario Xavier Niel), che avevano avanzato una proposta di acquisto per i preziosi asset elvetici.

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Buone performance per il titolo Impregilo a dicembre

 L’analisi economica di questo mese di dicembre in relazione alle performance di Impregilo è stata senza dubbio positiva: il titolo della multinazionale milanese, celebre per le sue attività nell’ambito edilizio e delle costruzioni, ha messo in luce un’importante contrattazione, con un rialzo complessivo di 1,11 punti percentuali e una quotazione finale di 2.368 punti. Proprio le previsioni su base mensile sono quelle più incoraggianti da questo punto di vista, dato che i prezzi si sono evoluti in maniera piuttosto precisa e inequivocabile. In effetti, questo trend ha confermato come il controllo del mercato di riferimento appartenga ormai ai compratori, ragione per la quale si possono stimare nel prossimo futuro altri rialzi di un certo tipo.

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Generali dà vita alla sua divisione Real Estate

 Il cda del celebre gruppo assicurativo Generali ha approvato le novità che andranno a riguardare il comparto immobiliare: in effetti, la compagnia triestina ha fornito il proprio via libera alla concentrazione di tutti i servizi e le gestioni del real estate in un’entità unica e distinta. Quest’ultima si chiamerà per l’appunto Generali Real Estate e la sua reale e concreta operatività sarà tale a partire dal prossimo mese di luglio. Alcuni dati possono aiutare a comprendere meglio questa realtà nuova di zecca. Anzitutto, il patrimonio a disposizione sarà pari a ventotto miliardi di euro, grazie anche a una presenza internazionale capillare e ben conformata. L’obiettivo più importante sarà quello di rafforzare i servizi immobiliari nei confronti dei soggetti terzi e di conseguire, da qui ai prossimi cinque anni, una gestione totale di trentasei miliardi di euro (il ritmo di crescita ogni anno dovrà essere quindi pari al 6%).

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Conclusa l’opa totalitaria per le azioni di Minerali Maffei

 Il comunicato congiunto di Iniziative Minerarie e Pavim ha messo in luce la chiusura definitiva nel corso della giornata di ieri dell’adesione all’offerta pubblica di acquisto: in pratica, secondo quanto previsto espressamente dal Testo Unico sulla Finanza (il Decreto 58 del 1998 per la precisione), erano state messe a disposizione oltre 1,2 milioni di azioni ordinarie del Gruppo Minerali Maffei, di cui il 21,17% può essere ricollegato proprio alla società emittente e a una collocazione specifica presso il Mercato Telematico Azionario di Borsa Italiana. L’emissione a cui si sta facendo riferimento è stata avviata lo scorso 21 novembre, con la raccolta delle adesioni che è stata affidata a Banca Aletti. Gli acquisti degli offerenti sono stati pari a 45.952 titoli azionari, circa lo 0,76% dell’intero capitale sociale, per un importo di quattro euro per ogni singola azione.

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Opa Lactalis-Parmalat, ora si indaga anche per insider trading

 La vicenda relativa a Parmalat e Lactalis ha dominato in lungo e largo buona parte del 2010 e di quest’anno; i due colossi alimentari sono stati protagonisti di una trattativa serrata e che sembrava senza fine, con la compagnia emiliana che ha valutato in modo molto attento l’inserimento del gruppo transalpino. Ora si vengono però a scoprire dei risvolti che inquadrano meglio la vicenda, ma le aggiungono anche dei contorni poco edificanti. In effetti, Patrizia Micucci, la responsabile della divisione per gli investimenti bancari di Socièté Générale nel nostro paese, oltre che advisor della stessa Lactalis, è divenuta improvvisamente una protagonista negativa dell’affaire in questione.

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Pregi e difetti dei Bot come mezzo di pagamento

 Può un Buono Ordinario del Tesoro (Bot) diventare anche una forma di pagamento? L’idea sta stuzzicando da tempo le menti del governo Monti, tanto che si sta ipotizzando di sfruttare questo strumento per saldare i debiti che sono stati contratti dalla pubblica amministrazione nei confronti delle aziende. In realtà, bisogna specificare che non è la prima volta che si sente parlare di un provvedimento simile, dato che almeno una trentina di anni fa si cominciarono a distribuire titoli di Stato ad alcuni dipendenti, anche se poi non vi poteva essere nessun tipo di negoziazione. Il mercato degli anni Settanta venne dunque caratterizzato da uffici delle aziende che beneficiavano di costi e ritorni economici interessanti, a livelli maggiori rispetto a quelli proposti attualmente.

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Fondiaria Sai ancora dominata dall’incertezza

 La lente finanziaria deve ancora ingrandire nel dettaglio la situazione di Fondiaria Sai, compagnia assicurativa che resta una delle principali protagoniste, nel bene e nel male, di Piazza Affari; in effetti, la spa torinese gestita dalla famiglia Ligresti deve ora fare i conti con gli scarsi risultati che si ottenuti nel corso del meeting di ieri sera tra l’amministratore delegato del gruppo stesso, Emanuele Erbetta, e Giancarlo Giannini, numero uno dell’Isvap (l’istituto che vigila sull’operato delle assicurazioni private). In realtà, ci si attendeva molto di più da questo incontro tanto chiacchierato, anche perché bisogna comprendere se l’ipotesi di un veicolo specifico da creare e sfruttare per farvi confluire le quote strategiche della società in questione possa diventare una realtà concreta.

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Finmeccanica declassata da Standard & Poor’s

 Finmeccanica sta cercando di dimenticare gli ultimi malumori e tensioni e il ritorno in territorio positivo a Piazza Affari sembrava aver contribuito a questo scopo: in realtà, però, la holding italiana dell’aeronautica ed elicotteristica deve fare i conti con il declassamento del rating di lungo termine da parte di Standard & Poor’s. Nel dettaglio, l’agenzia americana ha provveduto a ridurre questa valutazione da BBB a BBB- (siamo sempre nell’ambito della buona affidabilità dell’investimento, ma troppo vicini al livello considerato “sufficiente”). Il rating di breve termine, invece, ha beneficiato di una conferma, anche se bisogna sottolineare che l’outlook dell’azienda viene attualmente giudicato negativo. Il declassamento è stato deciso a causa del rischio finanziario che si è progressivamente deteriorato, un evento provocato in larga misura dai minori utili e dalle varie ristrutturazioni che si sono rese necessarie per molte divisioni del gruppo.

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