I licenziamenti a catena della Newlat

 Newlat, società leader nel nostro paese per quel che concerne il settore alimentare (è la spa che detiene marchi importanti come Giglio, Polenghi e Torre in Pietra), ha annunciato nel corso della giornata di ieri il licenziamento di trentadue dipendenti dello stabilimento Buitoni di Sansepolcro (provincia di Arezzo): l’ad del gruppo, Stefano Cometto, ha reso ufficiale questo provvedimento e per questo motivo ora è divenuta più urgente che mai la convocazione di un incontro tra il comune toscano, la Regione e i sindacati, in modo da fare il punto sulla situazione. Il meeting in questione è previsto per il prossimo 5 ottobre proprio a Sansepolcro.

Che cosa sta accadendo di preciso? Gli esuberi della Newlat rappresentano la nuova emergenza occupazionale d’Italia, con ben 234 lavoratori a rischio. Lo stesso Cometto ha inviato via fax ai sindacati e agli enti locali l’intenzione di avviare le procedure di licenziamento, nel pieno rispetto della legge e con le persone coinvolte che verranno messe in mobilità. Le altre città coinvolte sono Reggio Emilia, Roma, Lodi, Pozzuoli, Lecce, Eboli, Bologna e Corte de Frati, con una incredibile concentrazione nel centro-sud del paese. Il motivo di tutto questo è presto detto.

In effetti, la Newlat ha inanellato una serie impressionante di risultati negativi fino a quattro anni fa: da allora, qualcosa è migliorato, ma una nuova batosta è giunta nel 2011. Un caso emblematico è proprio quello della Buitoni toscana. In effetti, il rilevamento del ramo aziendale in questione risale al 2008, con un investimento successivo pari a dieci milioni di euro e una competitività tutta da conquistare. La riduzione dei consumi ha però peggiorato lo stato delle cose e ora si impone una ristrutturazione tanto dolorosa. Marchi così importanti e storici per l’Italia non possono andare alla deriva in questo modo, si spera che i prossimi giorni siano improntati al buon senso per la soluzione definitiva.

Lascia un commento