Smart Working, cosa succede ora

Si torna al vecchio smart working. Cosa significa? Lo scorso 31 marzo sono scadute le deroghe previste nel periodo della pandemia che rendevano più facile questo approccio al lavoro. Cosa succederà?

L’impatto dello smart working

Di base hanno smesso di esistere le deroghe in vigore previste per i soggetti fragili e per coloro che avevano figli sotto i 14 anni. Delle norme che consentivano di richiedere lo smart working utilizzando una procedura semplificata. Negli ultimi anni proprio grazie alla pandemia è stato accelerato questo nuovo relazionarsi al lavoro e secondo l’Osservatorio smart working della School of management del Politecnico di Milano nel 2023 a lavorare da casa sono stati più di 3,5 milioni di persone. Per l’anno corrente si stima un’ulteriore crescita sia nelle piccole e medie imprese che nelle grandi imprese.

Sfruttare lo smart working non ha aiutato solamente alcuni lavoratori a gestire meglio il proprio compito, ma ha anche aiutato l’ambiente. Bastano due giorni a settimana di lavoro da remoto per evitare l’emissione di circa 480 chilogrammi di anidride carbonica l’anno a persona. Questo grazie all’eliminazione degli spostamenti.

Sono molte le aziende che hanno verificato come un approccio al lavoro misto, parte smart working e parte in presenza, sia in grado di aumentare la produttività. Allo stesso tempo però, per quel che riguarda il mantenimento di questo approccio, vi è bisogno di dar vita a un accordo individuale con l’azienda. Esso può essere un proseguo del vecchio o essere concordato ex novo.

Smette di esistere la richiesta semplificata

A ogni modo la richiesta con metodo semplificato non è più possibile. L’accordo nello specifico deve indicare non solo la prestazione del lavoratore ma anche gli strumenti utilizzati e i tempi, insieme alle misure organizzative e tecniche. Ed è possibile avere la priorità in tal senso per coloro che hanno figli fino a 12 anni o figli disabili. Nonché i lavoratori disabili e quelli con più di 65 anni. Le aziende che non garantiranno la priorità rischieranno di perdere l’accesso a bandi nazionali e bonus contributivi. Sebbene l’azienda possa comunque decidere di non concedere questo approccio al lavoro.

Se questi accordi sono stati siglati durante la pandemia possono essere validi se a tempo indeterminato, anche se possono essere applicate delle variazioni. Questo ovviamente per quel che riguarda il settore privato.

Per quel che riguarda il settore pubblico lo smart working semplificato per i lavoratori fragili non era più attivo già dalla fine del 2023. Anche per i lavoratori pubblici il lavoro da remoto attualmente applicato è frutto di accordi individuali.

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