Bond Convertendo di Bpm: anche l’Adoc è in prima linea

 Dopo l’assistenza di Altroconsumo sui bond Convertendo di Bpm, l’Adoc (Associazione per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori) si sta dando dalla fare per lo stesso motivo: tutti i risparmiatori che sono rimasti vittime di questa truffa datata ormai 2009 avranno la possibilità di sfruttare la conciliazione e di usare i modelli predisposti dall’associazione sul proprio sito web. Nello specifico, si tratta dei documenti necessari per la presentazione della domanda di ammissione a tale procedura. Ovviamente, bisogna ricordare che quest’ultima è stata prevista espressamente per le persone che hanno sottoscritto i prodotti finanziari nel periodo compreso tra il 7 settembre e il 30 dicembre di tre anni fa (il codice Isin dei bond in questione è IT0004504046).

Gli stessi moduli, comunque, si possono trovare facilmente presso le filiali delle banche del gruppo lombardo e sui siti dell’Adiconsum e della Federconsumatori. Come è stato spiegato qualche tempo fa, si tratta di una conciliazione paritetica, una procedura che ha suscitato qualche polemica e perplessità, in quanto, nel migliore dei casi la Banca Popolare di Milano sarebbe costretta a risarcire appena il 65% del valore complessivo. La stessa procedura, al contrario, non può essere allargata anche agli investitori di tipo istituzionale, agli azionisti della banca milanese che hanno sfruttato i diritti di opzione e a quei clienti che hanno sottoscritto i titoli in maniera autonoma e attraverso la modalità telematica.

L’ipotesi peggiore per i consumatori coinvolti è quella di recuperare soltanto il 30% del capitale che è stato investito, vi saranno dei parametri ben precisi per stabilire il rimborso: anzitutto l’età, ma anche la professione, la situazione personale e familiare, gli obiettivi di investimento e la conoscenza in ambito finanziario. La presentazione del modulo di richiesta verrà consentita a partire dal prossimo 1° ottobre e fino al 30 aprile del prossimo anno, con l’opportunità ulteriore di sfruttare i conciliatori delle associazioni dei consumatori.

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