Deutsche Bank declassa due volte il titolo Autogrill

 Si può parlare a ragione di un lunedì nero per Autogrill: la celebre catena attiva nel settore della ristorazione, infatti, fa parte integrante del principale riferimento azionario di Borsa Italiana, vale a dire il Ftse Mib, ma il ribasso del titolo è stato netto ed evidente, ben 3,81 punti percentuali. A cosa è dovuto principalmente questo declino così fragoroso? Nel dettaglio, la compagnia ha dovuto subire due bocciature da parte di Deutsche Bank, istituto di credito che ha provveduto a ridurre la raccomandazione relativa al gruppo da “buy” ad “hold, con il target price (il prezzo obiettivo) che è sceso da 11,9 a 9,2 euro. Come se non bastasse, la banca teutonica ha ridimensionato anche gli utili relativi a quest’anno e al 2013, a conferma di condizioni di salute non proprio brillanti. Tra l’altro, spicca il contrasto tra le due principali divisioni di Autogrill: nello specifico, il comparto Food & Beverage sta rallentando da diverso tempo a causa dell’aumento dei costi, mentre il retail (le vendite al dettaglio quindi) si è caratterizzato per buoni margini e concessioni interessanti.

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Il freddo mantiene stabili i prezzi dei carburanti

 Il freddo polare sta letteralmente gelando tutto il nostro paese e questa situazione meteorologica si riflette in maniera inevitabile anche su altre situazioni strettamente connesse al cittadino: l’esempio più emblematico è offerto senza dubbio dai carburanti, i quali hanno mantenuto le loro tariffe inalterate e a livelli ancora poco accettabili per quel che concerne l’ambito finanziario. Secondo quanto rilevato, infatti, da Quotidianoenergia.it, l’ultimo monitoraggio è stato improntato a un immobilismo pressoché totale, quindi gli ultimi picchi sono rimasti tali, anzi vi sono state anche delle leggere crescite che non inducono all’ottimismo. L’analisi in questione, tra l’altro, ha riguardato una serie di stazioni di servizio, un campione che può rappresentare in maniera federale la situazione a livello nazionale. Che cosa è successo esattamente?

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Fondi sauditi per salvare l’Europa?

 L’Arabia Saudita ha giocato un “ruolo importante” nello stabilizzare il mercato del petrolio e nel sostenere l’economia globale, ha detto Sabato il direttore del Fondo monetario internazionale (FMI), Christine Lagarde, dopo i suoi colloqui con i leader sauditi.

“Questo impegno costruttivo (a livello) regionale e globale riflette il ruolo dell’Arabia Saudita nella veste di leader non solo nel mercato petrolifero, ma anche nella regione e nell’economia mondiale”, ha reso noto in una dichiarazione dopo la sua visita nel Regno, la prima dalla sua nomina a capo dell’FMI.

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Grecia con le ore contate

 La Grecia deve giungere ad un accordo con le banche entro il 13 febbraio, se vuole evitare il default. Senza garanzie i ministri delle finanze della zona euro non potranno dare il via libera alla ristrutturazione del debito del paese, detenuto dal settore privato.

I rappresentanti dell’Unione europea, della Banca centrale europea e del Fondo Monetario Internazionale stanno ancora negoziando le condizioni per la concessione di 130 miliardi di euro ad Atene. La troika chiede che i partiti rappresentati in seno al governo greco di coalizione s’impegnino ad approvare, ed attuare, nuove misure di austerità. Ma Atene teme che il contesto socio-economico possa deteriorarsi ulteriormente, acuendo la recessione e intensificando i movimenti di protesta e i disordini sociali.

Il messaggio lanciato alla Grecia dall’Eurogruppo, e ribadito in occasione della conference call di Sabato, è chiaro: adesso basta! “Devono decidersi e iniziare a parlare onestamente, in modo deciso e rapido con la troika degli aspetti del programma che devono ancora essere finalizzati, come le riforme fiscali e quelle del codice del lavoro”, ha dichiarato un membro dell’Eurogruppo.

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Banche USA, ondata di fallimenti

 Nonostante lo scorso anno i fallimenti bancari negli Stati Uniti siano diminuiti, almeno 758 istituti di credito sono a rischio bancarotta nei prossimi due anni, secondo un’analisi di Consulting Group Invictus.

Lo studio Invictus, muovendo sui dati resi pubblicamente accessibili, evidenzia che tale eventualità è dovuta principalmente alla debolezza della ripresa, che rischia di innescare una seconda ondata di insolvenze. Le banche oggetto dell’analisi, hanno assets totali di circa 440 miliardi dollari, ovvero una media di crica $ 580 milioni. Negli ultimi tre anni, 389 banche e casse di risparmio sono fallite, tra cui 90 nel 2011, secondo i dati FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation).

“Mentre la possibilità di un fallimento bancario è seria, ciò che rende la situazione ancora peggiore è che la scomparsa di una di queste banche si ripercuoterebbe negativamente a livello locale, in particolare sulle relatà minori, sui proprietari più piccoli e su coloro che cercano di comprare o migliorare le proprie case “, ha detto Mustafa Kamal, Presidente e CEO di Invictus. Il problema è aggravato dal fatto che le grandi banche nazionali hanno iniziato a chiudere le loro filiali più piccole, e questo, per le comunità, si traduce in minori risorse di prestito.

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Ammesso il concordato preventivo per il Gruppo Aicon

 Non è certo un bel periodo quello che sta vivendo il Gruppo Aicon, compagnia piuttosto famosa per la sua costruzione e commercializzazione di navi da diporto e imbarcazioni di lusso: la società siciliana ha infatti annunciato il decreto dello scorso 31 gennaio del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (siamo in provincia di Messina), una sentenza che ha di fatto reso ammissibile il concordato preventivo in relazione a una delle principali controllate, vale a dire la Aicon Yachts spa, la quale si trova in stato di liquidazione finanziaria. Si conoscono già i nomi dei legali che sono stati incaricati dalla Aicon stessa, oltre ovviamente a quello del commissario giudiziale (è stato nominato l’avvocato Domenico Cataldo).

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A Parma il nuovo convegno di Assiom Forex

 Gli operatori finanziari del nostro paese hanno già segnato con dei cerchi rossi due date ben precise nel calendario: si tratta dei prossimi 17 e 18 febbraio, i giorni prescelti per lo svolgimento del diciottesimo congresso destinato proprio a questa categoria. L’evento in questione, molto atteso, si terrà nella città di Parma e sarà organizzato da un unico ente, l’Assiom Forex, l’associazione degli operatori che si occupa proprio dello studio e della ricerca di tecniche e strumenti relativi ai mercati finanziari. Tra l’altro, la stessa organizzazione a cui si sta facendo riferimento è una delle più importanti a mondo, visto che può vantare più di 1.500 soci in totale, un numero non certo irrilevante. Che cosa accadrà di preciso tra due settimane esatte? In pratica, sono previste molte occasioni in cui sarà possibile approfondire i vari temi di mercato, in particolare quelli di cui si discute con maggiore frequenza tra gli stessi operatori.

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Angela Merkel sta vendendo l’Europa alla Cina?

 Come molti politici prima di lei, Angela Merkel ha fatto un viaggio a Pechino, volto in primis a promuovere le esportazioni tedesche verso la Cina. La Germania, come i suoi ventisei partner dell’Unione europea, continua a subire un grave deficit commerciale nei cofronti di questo Paese. Ma Angela Merkel non è volata a Pechino per lamentarsi di questo. Il cancelliere sembra aver preferito riaprire la questione del finanziamento dell’Europa da parte della Cina. Ha supplicato una partecipazione significativa al finanziamento dell’EFSF, il fondo Salva stati, direttamente o tramite il FMI.  Il cancelliere tedesco ha già dimenticato le contro-richieste avanzate dalla Cina, e il rifiuto espresso dai leader europei?

Rinfreschiamo la memoria e colmiamo eventuali amnesie. In occasione del vertice del G20 a Cannes, la Cina, già sollecitata dai leader europei, aveva sorpreso i suoi interlocutori suggerendo un ammontare (del prestito) di gran lunga inferiore alle aspettative. La Cina aveva inoltre formulato un presupposto sostanziale: il rapido smantellamento dei sistemi sociali che conosciamo in Europa dal 1945. Abbastanza per destabilizzare socialmente la maggior parte dei paesi europei …

In aggiunta a questa richiesta, la Cina aveva chiesto altre contropartite. Sembra che la pratica finanziaria dello Stato cinese sia molto particolare: l’interesse applicato sui prestiti concessi a governi stranieri non è sufficiente a remunerarli. Per questo viene chiesta una seconda remunerazione che consiste in contropartite, solitamente di natura politica.

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Il Made in Italy agroalimentare perde i pezzi

 Il Made in Italy sta dimostrando sempre di più di non meritare il proprio nome: in effetti, le eccellenze alimentari del nostro paese vivono da diverso tempo una situazione piuttosto critica dal punto di vista finanziario, tanto che si sono rese necessarie le cessioni all’estero. Ne sono un chiaro esempio le tre che sono state realizzate nel corso degli ultimi dodici mesi, una testimonianza tangibile delle condizioni di “salute” non proprio eccelse. L’allarme è stato lanciato dal numero uno della Coldiretti, Sergio Marini, il quale ha voluto porre l’accento su questo problema nel corso della Fieragricola che si sta tenendo in questi giorni a Verona. La manifestazione, tra l’altro, offre ampio spazio proprio al Made in Italy, ma gli allestimenti non possono che risentire di questa inversione di tendenza.

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Panasonic stima perdite ingenti

 Panasonic, uno dei leader internazionali della tecnologia applicata all’elettronica di consumo, sta portando in peggioramento le proprie stime sui risultati di fine anno. Stando a quanto affermato dalla società, infatti, l’esercizio fiscale si chiuderà con una perdita netta pari a 780 miliardi di yen (circa 10,2 miliardi di dollari), come naturale conseguenza di alcune determinanti fondamentali tra cui non può che spiccare il rallentamento della crescita economica internazionale, e la pressione negativa esercitata sul fronte produttivo dalle inondazioni delle fabbriche in Thailandia

Si tratta, a ben vedere, di un peggioramento molto significativo delle precedenti stime, che invece davano una perdita netta di 420 miliardi di yen. Ricordiamo in proposito come la previsione si riferisca all’attuale esercizio fiscale, in chiusura nel mese di marzo, e come – qualora trovasse conferma – la perdita 2012 sarebbe la più grave della storia di Panasonic: fino ad oggi, infatti, l’azienda (nata nel 1918) aveva incontrato il proprio anno peggiore nel 2002, con una perdita di 428 miliardi di yen.

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