L’Antitrust interviene sul problema del confitto d’interessi

 L’Antitrust, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, è intervenuta in merito al conflitto di interessi e alla sua evoluzione all’interno del nostro paese: l’authority, per sua stessa ammissione, non può intervenire in maniera troppo mirata in questo ambito, limitando a una azione di dissuasione che comunque si è rivelata nella maggior parte dei casi piuttosto efficace. L’audizione di Giovanni Pitruzzella, numero uno dell’Agcm, di fronte alla Commissione Affari Costituzionali della Camera, ha prodotto queste constatazioni interessanti, le quali consentono di effettuare alcune riflessioni. Il problema di fondo, sempre secondo quanto emerso dalle parole dello stesso Pitruzzella, sta tutto nelle leggi che regolano o tentano di regolare questo fenomeno.

In effetti, la situazione di conflitto di interessi non viene mai prevenuta in modo appropriato, anzi la si affronta solamente quando tutto è divenuto insostenibile e non esiste nessun’altra alternativa. L’accertamento, poi, risulta essere molto complicato e lungo, il che provoca una inefficacia di fondo che non può essere tollerata. Il confronto con gli altri paesi stranieri ha evidenziato delle soluzioni di successo a cui ci si potrebbe ispirare: ad esempio, negli Stati Uniti si è consapevoli del fatto che queste situazioni siano pericolose e alquanto rischiose, ma poi si ammette anche che vi siano delle possibilità concrete per le autorità incaricate per quel che concerne l’adozione di soluzioni radicali, in primis la cessione completa della proprietà o il cosiddetto “blind trust, vale a dire la separazione completa di un soggetto dal proprio patrimonio.

L’Italia è fin troppo tenera, invece, e permette un trattamento unico rispetto all’intero continente europeo: in particolare, la garanzia della piena proprietà dei beni e la titolarità dei relativi interessi economici causa fenomeni che sono facilmente intuibili e che il solo divieto di assunzione di compiti di gestione diretta in compagnie con fini di lucro non può eliminare del tutto, soprattutto quando si parla di attività imprenditoriali.

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