Facebook come una Banca centrale?

 Il nome di Mark Zuckerberg, il ventisettenne fondatore di Facebook,  non viene certo associato a quello di  Ben Bernanke, 58 anni, capo della Federal Reserve (FED). Ma i primi passi di Facebook nel business della creazione di moneta, stanno andando così bene che un confronto con la banca centrale, e quindi tra i due rispettivi boss, diventa allettante.

Tutto è iniziato nel 2009, con il lancio sperimentale del sistema dei Facebook Credits, pubblicizzato come “il modo semplice e sicuro per comprare le cose su Facebook”. Inizialmente tutto si limitava a piccolezze del mondo virtuale. I crediti potevano essere spesi per comprare lingotti d’oro immaginari per gli appassionati di Mafia Wars, o mazzi di fiori virtuali per messaggi di compleanno da recapitare agli amici di Facebook. Una innovativa forma di moneta digitale, anche piuttosto veloce e carina, ma sostanzialmente inutile per le attività tradizionali.Ultimamente i crediti sono diventati più intriganti. La scorsa estate Warner Brothers ha offerto agli spettatori la possibilità di vedere “Harry Potter” e “Il Cavaliere Oscuro” per 30 crediti ciascuno. Miramax e Paramount hanno fatto qualcosa di simile . In un post provocatorio di questa settimana su Inside Facebook, il guest blogger Peter Vogel ha scirtto e argomentato che i crediti, nei prossimi anni, acquisiranno sempre più la forma e la sostanza di una moneta vera. Gli 800 milioni di utenti  Facebook sparsi in tutto il mondo rappresentano di fatto un enorme potenziale d’acquisto in tal senso. Secondo Vogel, i crediti potrebbe evolvere al punto da diventare dei pilastri commerciali per i film digitali e la musica.

Vogel ha tuttavia un interesse personale nel vedere decollare i crediti. E ‘co-fondatore di Plink, un programma di fidelizzazione in cui le persone guadagnano crediti di Facebook mangiando nei ristoranti che vi partecipano. Plink è appena nato, e nessuno sa ancora quanto la sua azienda alla fine risucirà a rappresentare una forza trainante. Ma le incertezze non possono soffocare l’esuberanza di Vogel. Egli prevede che l’economia dei Facebook Credits possa raddoppiare ogni anno, per i prossimi cinque anni.

Facebook non rivela quanto sta ricavando dai crediti, ma la società di ricerca eMarketer ha offerto una stima ampiamente citata e diffusa lo scorso mese di settembre. A quanto ammonterebbe il bottino? 470 milioni dollari di entrate nel 2011, circa l’11% del business complessivo di Facebook. I costi associati al programma di Credits sono insignificanti. Così, mentre la pubblicità resta la fonte dominante delle entrate di Facebook, l’attività bancaria sembra rappresentare una seconda via…un’opportunità molto seducente per fare soldi.

Facebook accetta pagamenti tramite crediti in più di 40 valute – che vanno dall‘euro al Dong vietnamita. I tassi di cambio vengono regolati tutti i giorni. Probabilmente non passerà molto tempo prima che qualche economista proverà a calcolare il tasso di inflazione, la velocità dell’offerta di moneta, o altre dimensioni tradizionali applicate all’ economia di Facebook, destinata a diventare una nuova forma di liquidità online potenzialmente capace di catturare l’attenzione di molti altri trades e clienti. C’è una dinamica, in questo ecosistema, che la Federal Reserve, e Big Ben, dovrebbe studiare e, magari, mutuare.

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