Anno 2011, la fuga delle imprese italiane è divenuta un dato di fatto: come evidenziato dai dati della Cgia di Mestre, vi sono diversi motivi che hanno spinto più di 27mila aziende del nostro paese a trasferirsi alla data del 31 dicembre di due anni fa. Nello specifico, si tratta soprattutto della pressione fiscale, della burocrazia, del costo del lavoro, ma anche della continua inefficienza da parte della pubblica amministrazione, del poco credito a disposizione e degli oneri sempre maggiori dell’energia. Insomma, si sta parlando di ostacoli di non poco conto. Sempre secondo l’associazione veneta, gli ultimi anni erano stati caratterizzati da un incoraggiante contenimento del fenomeno, seppur presente, ma comunque dal 2000 al 2011 è stato registrato un aumento in questo senso pari a sessantacinque punti percentuali.
Economia e Lavoro
Debiti Stato più alti del previsto
Brutte sorprese per i conti pubblici italiani: stando a quanto affermato dalla Banca d’Italia, infatti, i debiti che lo Stato avrebbe nei confronti delle aziende italiane supererebbero di circa 20 miliardi di euro le stime precedentemente diramate dal Tesoro. In altri termini, i crediti delle aziende nei confronti delle pubbliche amministrazioni non sarebbero pari a 71 miliardi, ma a 90 miliardi. Di conseguenza, il tentativo di arginare la crisi stanziando 40 miliardi non servirebbe che a coprire la metà dei debiti commerciali scaduti.
La class action americana contro Ford
I consumatori di ben quattordici stati americani hanno avviato una class action federale contro Ford Motor Company: che cosa ha combinato il colosso automobilistico di Dearborn? Il motivo del contendere è rappresentato dai difetti che sono stati riscontrati in alcuni veicoli che recano tale marchio, i quali hanno provocato difficoltà al momento dell’accelerazione. L’azione di classe collettiva in questione ha a che fare con milioni e milioni di potenziali acquirenti, più precisamente per quel che riguarda le vetture che sono state fabbricate nel periodo compreso tra il 2002 e il 2010.
Le opzioni del Belgio per ridurre il deficit
L’unione fa la forza: recita così il motto ufficiale del Belgio e ci sarà bisogno di moltissima unità per far fronte all’attuale situazione economica. Il governo di Bruxelles sta tentando disperatamente di venire incontro ai dettami imposti dall’Unione Europea in questo senso, in modo da evitare sanzioni pesanti. Per il momento sono in corso le trattative e niente è stato ancora deciso in maniera definitivo. I fondi aggiuntivi che sarà necessario reperire sono compresi tra 1 e 1,5 miliardi di euro, a seconda di quale sarà l’obiettivo finale per quel che concerne il deficit di bilancio, un altro elemento che fa ben capire quanta incertezza vi sia.
Controversie assicurative: quanto può essere utile l’Abf?
L’Arbitro Bancario Finanziario può essere la soluzione ideale per risolvere le controversie che riguardano il settore assicurativo, parola della Federconsumatori: quest’ultima associazione ha infatti richiesto a gran voce l’affidamento in questione, una proposta rivolta direttamente alla Banca d’Italia e all’Ivass (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni), l’ente che da quest’anno ha di fatto rimpiazzato l’Isvap. In effetti, non sono un mistero i trattamenti diseguali che sono stati riservati ai clienti del settore del credito e a quelli che hanno che fare con il comparto assicurativo (fatta eccezione per la Rc Auto).
Auchan punta sui mercati emergenti
Auchan ha appena comunicato di voler puntare con maggiore insistenza sui mercati in Russia. Pur non abbandonando le vendite sul mercato locale, quello francese, la compagnia della grande distribuzione organizzata sembra aver compreso che per poter mantenere adeguati livelli di fatturato e di redditività non può che puntare su Russia, India e altri mercati in corso di emersione.
A marzo nuovo calo della fiducia dei consumatori
I consumatori italiani continuano ad essere poco fiduciosi e non si può certo dar loro torto. Gli ultimi dati dell’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) hanno infatti evidenziato un ulteriore calo a marzo di questo sentimento, vale a dire l’indice del clima di fiducia per la precisione. Quest’ultimo è passato da 86 a 85,2 nel giro di un mese e ciò per diversi motivi. In effetti, il calo a cui si sta facendo riferimento si riferisce sia alla componente che ha a che fare con il quadro economico (in questo caso l’indicatore è letteralmente crollato, passando da 72,7 a 68,8) sia quella relativa al clima personale (la diminuzione è stata più moderata, da 91,7 a 91,4, ma sempre un calo è).
Piani di sviluppo Bauli
In una lunga intervista concessa al quotidiano La Stampa, Alberto Bauli spiega quali sono le motivazioni che stanno conducendo l’azienda a rinvigorire i propri impegni nel perseguire la strada di sviluppo per il futuro a breve e a medio termine, sostenendo altresì il business Bistefani, con una particolare attenzione al Nord Ovest nazionale. Vediamo dunque quali sono le principali considerazioni effettuate dal manager sulla propria, storica, società.
Riscossione crediti verso pubbliche amministrazioni
Negli ultimi giorni abbiamo parlato dell’importanza di sbloccare l’enorme ammontare di crediti che le piccole e medie imprese vantano nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Diverse decine di miliardi di euro che contribuirebbero – se terminate congruamente nelle casse delle imprese – a rilanciare l’economia e l’occupazione. Ma in che modo avverrebbe il pagamento dei crediti?
Il numero sempre più basso di proposte lavorative
Il 2011 può sembrare un anno lontano dai giorni che stiamo vivendo, ma analizzarlo consente di capire che cosa non andava e ancora non va a livello economico nel nostro paese. Due anni fa, infatti, solamente l’8% delle persone che ha cercato un lavoro ha poi ricevuto una proposta nel corso dell’ultimo mese: rispetto a tre anni prima, il 2008 quindi, si è scesi di ben sei punti percentuali. Il 44% di questi “fortunati”, inoltre, ha accettato l’occupazione proposta (sempre nel 2008 tale percentuale era pari al 40% per la precisione). Si tratta di cifre e dati che sono stati resi notti oggi da una interessante indagine condotta dall’Isfol, l’Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori.