La privacy dell’archivio dei rapporti finanziari

 Un via libera con qualche riserva: si attendeva il giudizio del Garante della Privacy per quel che riguarda il cosiddetto archivio dei rapporti finanziari: in effetti, il regolamento attuativo di quest’ultimo doveva ricevere il necessario via libera, anche perché si tratta di un qualcosa in cui andranno a confluire tutte le movimentazioni bancarie poste in essere dai contribuenti italiani. Tale archivio, infatti, contiene al suo interno i nomi di quei soggetti a cui sono intestati dei conti correnti, oltre all’identificazione tramite un codice dei rapporti che sono stati realizzati con altri operazioni finanziarie, senza dimenticare le informazioni su coloro che hanno operato al di fuori di un rapporto di tipo continuativo.

In aggiunta, si deve dire anche che i contenuti in questione sono fatti risalire fino a sei anni fa, quindi fino al 2006. Il prossimo 1° gennaio vi sarà un cambiamento importante. In pratica, gli istituti di credito, le Poste, le compagnie assicurative e le società di intermediazione mobiliare (Sim)avranno l’obbligo di spedire all’anagrafe tributaria tutti quei dati e quelle stime che si possono considerare sensibili in relazione ai conti correnti e a molti altri rapporti finanziari. L’obiettivo di tutto questo è abbastanza evidente, vale a dire il contrasto all’evasione fiscale.

Tra l’altro, fino ad ora queste informazioni erano un’esclusiva della Guardia di Finanza e della nostra amministrazione finanziaria per alcuni controlli particolari, ma d’ora in poi si procederà con delle vere e proprie liste molto selettive, in cui ricomprendere quei contribuenti che presentano il rischio maggiore di fare i furbetti con il Fisco. Per quel che concerne la privacy, il consenso del Garante è condizionato perché bisogna capire quali saranno gli utilizzi futuri dell’archivio stesso: inoltre, bisognerà prestare la massima attenzione alla raccolta delle informazioni, cercando di evitare assolutamente che i dati in questione possano essere intercettati da chi non ha alcun diritto a consultarle e magari ha intenzioni ben più gravi.

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