Pmi Manifatturiero: Eurozona ancora in contrazione

 Il settore manifatturiero della zona euro si è contratto per il settimo mese consecutivo a febbraio. Sembra sempre più probabile che i 17 membri di Eurolandia siano intrappolati in una lieve recessione: i dati relativi ai nuovi ordini registrano costanti cali, persino in Germania, l’economia più sana della regione.

Il Manufacturing Purchasing Managers Index (PMI manifatturero), rilasciato dal Markit Economics e in grado di fornire un’indicazione sullo stato di salute del comparto manifatturiero e sulla crescita della produzione nella regione, è salito a 49,0 il mese scorso dal 48,8 di gennaio, in linea con una lettura flash. L’indice, cui gli investitori prestano particolare attenzione dal momento che i responsabili degli acquisti di solito hanno un accesso precoce ai dati relativi alle prestazioni dell’azienda, dal mese di luglio, si attesta al di sotto di 50, una soglia discrimine tra crescita e contrazione. La zona euro affonderà di nuovo in recessione nel primo trimestre? Certamente i paesi periferici rappresentano la principale preoccupazione.

I dati resi noti dal Markit giungono all’indomani dell’ultima maxi inieizione della Banca centrale europea (BCE) alle banche della zona euro. I fondi concessi hanno contribuito a stabilizzare i mercati delle obbligazioni sovrane in paesi come Italia e Spagna, ma la contestuale attuazione di severi programmi di austerità, sembra aver inflitto un ulteriore e pesante colpo alla crescita economica.

In Grecia, ormai ad un passo dalla bancarotta, recentemente declassat dall’agenzia di rating Standard & Poor’s a SD, “selective deafult”, l’attività manifatturiera si è ridotta al ritmo più veloce degli utlimi tredici anni almeno, mentre gli ingranaggi interni alla nazione sono pronti a riattivarsi per una nuova ondata di tagli, la dolorosa contropartita in cambio degli agognati fondi di salvataggio. In Spagna, dove il governo sta lottando per abbattere il pesante deficit pubblico, le aziende hanno tagliato posti di lavoro a un ritmo preoccupante, peggiorando le prospettive occupazionali in un paese in cui il tasso di disoccupazione ha toccato livelli superiori al 20%. La perdita di posti di lavoro ha subito un accelerazione nel mese di gennaio, traducendosi in un incremento del 4%.  Attualmente il dato si attesta al 22,85%.

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