AlmaLaurea: lavoro nero e disoccupazione per i giovani laureati

 Né bamboccioni, né “choosy”: i giovani del nostro paese cercano con assiduità il posto di lavoro, accontentandosi anche delle posizioni più precarie. Come è stato reso noto dal quindicesimo rapporto di AlmaLaurea, celebre consorzio interuniversitario, i ragazzi in questione sono disposti a lavorare anche senza contratto e con dei pagamenti molto bassi. La consapevolezza della crisi e della paralisi del mercato del lavoro è sempre più alta, dunque non ci si può permettere di selezionare nulla. Un dato eloquente in questo senso è rappresentato dal 12,5% di laureati a ciclo unico che ha cominciato a lavorare in nero.

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Wall Street si prepara a trimestrali

 La Borsa di New York (NYSE) si avvicina con cautela alla nuova stagione degli utili societari che si apre Lunedì, sperando di trovare i segnali di una ripresa più decisa dell’economia statunitense e manetendo un occhio sull’Europa, il cui stato di salute è ancora motivo di forti preoccupazioni.

Nel corso delle ultime quattro sessioni, il Dow Jones Industrial Average, l’indice dei 30 titoli blue chip di Wall Street, ha ceduto lo 0,83%, chiudendo a 12,772.47 punti nella giornata di Venerdì. Il mercato era rimasto chiuso Mercoledì 4 luglio, giorno dell’Indioendenza, e quindi di vacanza, negli Stati Uniti. Il Nasdaq, dominato dal settore della tecnologia, è riuscito a strappare un +0,08%, archiviando la seduta di contrattazioni a 2937.33 punti.  Lo Standard & Poor 500 è sceso dello 0,55%, chiudendo a 1354.68 punti.

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Economia USA in via di guarigione?

 Gli Stati Uniti hanno aggiunto più di 200.000 posti di lavoro per il terzo mese consecutivo mentre vari settori, dall’industria alla ristorazione, hanno assunto più lavoratori, mostrando segnali si un’economia che ha ripreso slancio. In tutto, l’economia ha aggiunto 1,2 milioni di posti di lavoro negli ultimi sei mesi, il ritmo di crescita più veloce dal 2006.

Tuttavia, a più di due anni e mezzo dalla recessione, il mercato del lavoro ha ancora molto terreno da recuperare. L’economia ha oggi 5,2 milioni di posti di lavoro in meno rispetto a quattro anni fa, anche se la popolazione è cresciuta. Il tasso di disoccupazione nel mese di febbraio è rimasto invariato all’8,3% e la maggior parte degli economisti ritiene che la disoccupazione si manterrà a livelli elevati per anni, salvo il verificarsi di una accelerazione del ritmo delle assunzioni.

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Pmi Manifatturiero: Eurozona ancora in contrazione

 Il settore manifatturiero della zona euro si è contratto per il settimo mese consecutivo a febbraio. Sembra sempre più probabile che i 17 membri di Eurolandia siano intrappolati in una lieve recessione: i dati relativi ai nuovi ordini registrano costanti cali, persino in Germania, l’economia più sana della regione.

Il Manufacturing Purchasing Managers Index (PMI manifatturero), rilasciato dal Markit Economics e in grado di fornire un’indicazione sullo stato di salute del comparto manifatturiero e sulla crescita della produzione nella regione, è salito a 49,0 il mese scorso dal 48,8 di gennaio, in linea con una lettura flash. L’indice, cui gli investitori prestano particolare attenzione dal momento che i responsabili degli acquisti di solito hanno un accesso precoce ai dati relativi alle prestazioni dell’azienda, dal mese di luglio, si attesta al di sotto di 50, una soglia discrimine tra crescita e contrazione. La zona euro affonderà di nuovo in recessione nel primo trimestre? Certamente i paesi periferici rappresentano la principale preoccupazione.

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Disoccupazione record in Eurozona

 La disoccupazione in zona euro è salita al suo livello più alto da quando la moneta unica è stata introdotta. Questo è quanto hanno messo in luce i dati rilasciati Martedì, all’indomani delle promesse fatte dai leader europei a Bruxelles in materia di  di lavoro. La creazione di milioni di nuovi posti dovrebbe infatti rappresentare oggi la prioritò rilanciare un’economia europea stagnante e sull’orlo della recessione.

Il tasso di disoccupazione destagionalizzato, tra i 17 paesi che condividono l’euro, è balzato al 10,4 per cento nel mese di dicembre, secondo quanto riportato dall’Ufficio di statistiche europeo, l’Eurostat. Si tratta del livello più alto dal giugno 1998, prima dell’introduzione dell’euro, avvenuta nel 1999.

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Occupazione USA in ripresa

 Secondo quanto affermato dal report del Dipartimento del Lavoro di Washington, le buste paghe negli Stati Uniti sarebbero cresciute oltre le attese nel corso del mese di dicembre, portando il tasso di disoccupazione (uno dei parametri macro sui quali gli analisti sembrano concentrare maggiore attenzione) ai livelli minimi degli ultimi tre anni, con prospettive economiche di ripresa per quanto concerne l’esercizio recentemente cominciato.

L’incremento delle buste paghe di dicembre è infatti stato di 200 mila unità, contro lo sviluppo di 100 mila unità del mese di novembre (periodo che invece aveva fatto riscontrare un incremento inferiore alle attese degli osservatori). Come conseguenza di quanto sopra, il tasso di disoccupazione è inaspettatamente calato all’8,5%, mentre le ore lavoro e il reddito medio degli statunitensi è stato dato in aumento.

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Tasso di disoccupazione in calo nel mercato USA

 Secondo quanto affermato dal Dipartimento del Lavoro di Washington, il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti sarebbe inaspettatamente calato durante il mese di ottobre, con un livello di nuove assunzioni che tuttavia non riesce a garantire lo sviluppo desiderato, assestandosi sulle soglie più basse degli ultimi quattro mesi, e confermando – di fatto – le opinioni della Federal Reserve, stando alla quale la ripresa del mercato occupazionale del Paese nordamericano sarà molto lenta, e sicuramente più scarsa del previsto.

Ad ogni modo, il tasso di disoccupazione nel mercato sopra individuato è calato ai minimi da sei mesi, per un livello ora pari a 9 punti percentuali, rispetto ai 9,1 punti percentuali del mese precedente. Il problema sarà tuttavia relativo al futuro a breve e medio termine: considerato che la soglia di cui sopra è ancora troppo elevata per poter soddisfare gli osservatori nazionali, e la società locale, occorrerà comprendere in che modo l’economia statunitense saprà rendersi utile nella produzione di nuovi posti di lavoro.

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