Jaguar progetta nuovi investimenti

 Jaguar Land Rover, la divisione auto di lusso della indiana Tata Motors, e la Chery Automobile, stanno progettando importanti investimenti all’interno della propria joint venture cinese. Investimenti che dovrebbero concretizzarsi nell’ordine di 3 miliardi di dollari, da distribuire all’interno di un arco temporale pari a circa cinque anni, e principalmente riconducibili alla realizzazione di nuove infrastrutture produttive, e al finanziamento delle strategie di marketing e promozione pubblicitaria.

Le due compagnie dovrebbero infatti impiegare circa 1 miliardo di dollari nella costruzione di una nuova fabbrica, e un altro miliardo di dollari nella realizzazione di un nuovo brand specifico per il mercato cinese. Una cifra ancora da stabilire – ma che dovrebbe comunque aggirarsi tra 500 milioni di dollari e un miliardo di dollari – sarà invece indirizzata nella ricerca e nello sviluppo. Dati ancora da confermare, visto che sono frutto di mere indiscrezioni da parte dei soliti ben informati vicini ai vertici societari della joint venture.

Ciò che invece è noto è che la Jaguar Land Rover e la Chery hanno annunciato cingiuntamente che realizzeranno una joint venture per realizzare i modelli della società britannica (ma appartenente a un gruppo indiano) all’interno del mercato cinese, seguendo in tale strada l’esempio lungimirante della Daimler, della General Motors e della Volkswagen, che hanno da tempo installato delle apposite linee produttive nel mercato del Paese asiatico. La forma tecnica è stata sempre quella della joint venture, visto e considerato che la legislazione cinese prevede che le compagnie auto straniere possano lavorare nei propri confini solamente se in collaborazione con compagnie locali, le quali abbiano almeno il 50% della venture.

In cambio, i veicoli realizzati e venduti in Cina sono sensibilmente meno cari rispetto a quelli importati, a causa delle forti riduzioni fiscali. “Avere un impianto di assemblaggio locale aiuterà le società a tagliare le liste d’attesa e i costi di produzione” – dichiarano gli analisti della Raiffeisen.

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