Grecia verso una soluzione?

 I partner della Grecia in seno alla zona euro si riuniscono oggi, Lunedì 20 febbraio con l’obiettivo di concordare una soluzione per evitare il default del paese, anche se i termini e le modalità del piano di aiuti non sono ancora chiaramente definiti. Il cancelliere tedesco Angela Merkel, il premier italiano Mario Monti e il Primo ministro greco Lucas Papademos, riunitisi in conference call nella giornata di Venerdì, si sono mostrati fiduciosi del fatto che Lunedì l’Eurogruppo possa raggiungere un accordo sulla Grecia.

Il piano di aiuti include due componenti correlate: una cancellazione di 100 miliardi di euro del debito greco da parte dei creditori privati ​​di Atene, e un nuovo salvataggio pari a 130 miliardi di euro da parte dei creditori pubblici.  Il via libera alla cancellazione parziale del debito privato, già in gran parte completa, sembra sulla buona strada e, in ogni caso, non può attendere oltre: se la questione non sarà gestita nei prossimi giorni, e dunque conclusa entro il termine perentorio del 20 marzo, data-mannaia entro cui la Grecia dovrà rimborsare qualcosa come 14,5 miliardi di euro di debito, il paese si troverà in default di pagamento.

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Default Grecia peggio della crisi Lehman Brothers?

 Nonostante un piano di austerità molto importante e severo, la Grecia potrebbe non essere in grado di sfuggire al default, previsto per il prossimo marzo. Se ciò dovesse realmente accadere, potrebbe innescarsi una reazione a catena superiore (e più devastante) rispetto a quella sperimentata dagli operatori finanziari dopo il fallimento di Lehman Brothers, come ha rilevato John Paulson, soprannominato il “Sultano dei subprime” per aver scommesso sul crollo dei famosi prestiti americani.

Come un castello di carte, i diversi livelli del sistema bancario e finanziario europeo crollerebbero. Il fallimento di uno stato è molto più complicato di quello di una banca. Infatti, può concretizzarsi in diversi modi. Tradizionalmente, il default si verifica attraverso una svalutazione della moneta (per le obbligazioni emesse nella valuta dello Stato).

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Société Générale: utile crolla del 30%

 Se, come dicono gli sportivi, quello che conta è il risultato, Société générale ha deluso. Con un utile netto di 100 milioni di euro nel quarto trimestre – contro gli 874 milioni registrati tra ottobre e dicembre 2010 – il gruppo non raggiunge gli obiettivi fissati dal consenso degli analisti. Complessivamente, la banca presieduta da Frédéric Oudéa, ha raccolto 2,4 miliardi di euro lo scorso anno, ovvero un utile netto in calo del 39%. Il divario con BNP Paribas, che Mercoledì ha pubblicato i dati evidenziando un utile netto di 6 miliardi di euro, quindi in calo del 23%, cresce e si fa più pesante.Ma in un anno, il 2011, segnato da una vera rivoluzione del settore bancario, è difficile giudicare le prestazioni basandosi solo su tali risultati. Il problema principale doveva essere l’appuntamento fissato dalle autorità europee bancarie: in particolare, raggiungere un difficile obiettivo, quello riferito al Core Tier 1, del 9%, entro il 30 giugno 2012. Société générale ha annunciato Giovedì che sta già rispettando i requisiti patrimoniali chiesti dai regolatori, con sei mesi di anticipo.

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BNP Paribas bene, nonostante la crisi

 In un’Europa in crisi, BNP Paribas gioca la carta della virtù, stimando di garantire lo stesso livello di finanziamento dell’economia nonostante i vincoli molto forti termini di ratios patrimoniali. Sei miliardi di euro. In piena crisi finanziaria, BNP Paribas si concede il lusso di registrare, per il 2011, anno del caos nella zona euro e della “sbandata” della Grecia, uno dei più grandi profitti del CAC 40.

La banca francese, il cui percorso è in gran parte legato al tandem Pébereau-Prot, e che è ora guidata da Jean-Laurent Bonnafé, si impone nell’esclusivo club delle realtà (d’impresa) più redditizie in Francia, dopo la società petrolifera Total (più 12 miliardi di profitti). E’ anche la banca più redditizia in Europa. In grado di navigare a fianco di Santander, BNP Paribas amplia il divario con la banca spagnola, che ha annunciato 5,3 miliardi di euro di utile netto per il 2011. Santander rimane tuttavia la numero uno per il suo valore di mercato, con una capitalizzazione di 58 miliardi di euro, contro i 40 miliardi di euro del colosso francese.

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Mitsubishi Motors chiude i battenti in Europa

 Mitsubishi Motors ha annunciato che, entro la fine dell’anno, cesserà la costruzione di automobili nel suo unico stabilimento in Europa occidentale, situato nei Paesi Bassi, a partire dal 2013. Non si è trattata di una sorpresa ma di una mossa che ci si aspettava, dopo la caduta delle vendite registrata nel continente. La decisione, secondo quanto ha precisato la compagnia nipponica, diverrà operativa entro la fine del 2012, e si iscrive in un piano teso a rifocalizzare le attività produttive sui mercati emergenti e a crescita più veloce, come la Cina e la Russia.

Confermando le informazioni divulgate poche ore prima dalla stampa, Mitsubishi Motors ha sottolineato che le condizioni economiche in Europa, dove il mercato dell’auto è influenzato negativamente dalla difficile congiuntura, non permettono al gruppo di continuare a produrre automobili, mentre le vendite sono aumentate in molte altre parti del mondo, tra cui nel Sud-Est asiatico.

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Utili Santander in calo del 35%

 L’utile netto della spagnola Santander, la più grande banca della zona euro per capitalizzazione di mercato, è crollato dell 35 per cento lo scorso anno, a € 5,35 miliadi, dagli 8,18miliardi di euro registrati nel 2010. Gli analisti si attendevano un utile di circa 7 miliardi.

Il collasso del mercato immobiliare (che ha deteriorato il protafoglio di assets) e la crisi del debito della zona euro hanno continuato ad erodere guadagni dell’istituto, costretta ad accantonamenti straordinari.

I ricavi sono cresciuti del 5%, portandosi a 44,26 miliardi. La banca spagnola ha un Core Tier 1 ratio già superiore al 9%, limite imposto dall’Eba, alla luce della nuova regolamentazione europea, e precisamente pari al 10,02%. I costi sono aumentati del 9% a 19,9 miliardi di euro, con un efficiency ratio del 44,9%. Gli impieghi sono saliti del 4% mentre i depositi del 3 per cento.

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Impatto del credit rating sul forex trading

 Le agenzie di rating sono semplicemente aziende che forniscono stime oggettive sulla capacità di un emittente di debito (es. banche, aziende, governi) di adempiere alle proprie obbligazioni. Oggi siamo abituati a vedere queste valutazioni espresse in lettere come AAA, BB +, o D. Numerosi e importanti “giocatori” nel settore del rating hanno iniziato con la pubblicazione di informazioni di base e statistiche su azioni e obbligazioni in diversi settori. Nel corso del tempo, poiché la quantità di informazioni disponibili in circolazione sui mercati cominciò a sopraffare gli investitori individuali e istituzionali, emerse un bisogno di analisi coese e semplificate. Ma chi sono oggi i principali attori del settore di rating?

I loro nomi si conoscono molto bene: si tratta delle tre “big”, le tre agenzie Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch Ratings, balzate agli onori della cronaca con la crisi in zona euro. Altre agenzie di rating in erba come DBRS e Egan-Jones stanno bussando alla porta dell “Tre Grandi” dall’ultima crisi finanziaria ma per ora, la maggior parte degli analisti di mercato si basa ancora su questi pezzi grossi del settore per ottenere informazioni sui titoli.
Tali valutazioni sul credito, come influenzano il forex trading?

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Le banche presentano i piani di ricapitalizzazione

 Il vasto piano di ricapitalizzazione delle banche in Europa, in corso da diversi mesi, si concretizza e giunge all’atto finale. Venerdì 20 rappresenta il termine ultimo, imposto a 31 banche europee, per comunicare ai propri regolatori nazionali le misure che intendono adottare per rafforzare la base di capitale e soddisfare i requisiti di solvibilità delle Autorità bancaria europea (EBA).

Il fabbisogno di rafforzamento patrimoniale ha raggiunto € 115.000.000.000, secondo i calcoli dell’EBA. Se alcune banche continuano a considerare la possibilità di raccogliere capitali sui mercati, nonostante livelli di valorizzazione ancora molto depressi, la maggior parte sembra privilegiare altre soluzioni, compresa la riduzione delle dimensioni dei bilanci attraverso la cessione di asset o di titoli in portafoglio.

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Pil cinese in crescita, ma con delusione

 Pensate che un PIL trimestrale annualizzato pari all’8,9% sia un buon risultato? Forse non per la Cina! E non pensate che sia a causa delle alte aspettative. Martedì è stato diffuso il dato del Prodotto Interno Lordo cinese riferito al quarto trimestre 2011. Il dato (8,9%) risulta inferiore rispetto al tasso del 9,1% che abbiamo visto nel terzo trimestre, ma è ancora superiore alla crescita dell’8,7% che gli operatori di mercato si aspettavano.

Data la situazione dell’economia globale, con i paesi alle prese con la crisi del debito sovrano e la possibilità di recessioni double dip, si potrebbe pensare che la Cina aveva motivo di essere soddisfatta dei risultati e della sua crescita. Ma i funzionari cinesi sembrano, al contrario, esserne delusi. Perché?

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Germania salvatrice dell’Eurozona?

 Il downgrade di S&P pone la Germania nella scomoda posizione di salvatore dell’Eurozona. Oramai, sembra essere la sola in grado di impegnare fondi in caso di peggioramento della crisi. La Germania è il grande vincitore uscente di questa nuova revisione generale dei rating da parte dell’agenzia americana Standard & Poor’s. Unico paese della zona euro a conservare la propria preziosa tripla A con outlook stabile, la Repubblica federale si è vista confermare ufficialmente uno status che, di fatto, aveva già da molto tempo, ovvero quello di locomotiva dell’unione economica e monetaria.

Finanziariamente e politicamente, la posizione e il peso della Germania potrebbero migliorare anche in maniera significativa. Il paese sembra ormai detenere la chiave della fiducia nell’area dell’euro. Questo potrebbe riflettersi sull’alleanza Parigi-Berlino e presto farsi sentire nei negoziati sulla riforma dei trattati, la cui conclusione è prevista per il prossimo marzo.

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