Nonostante lo scorso anno i fallimenti bancari negli Stati Uniti siano diminuiti, almeno 758 istituti di credito sono a rischio bancarotta nei prossimi due anni, secondo un’analisi di Consulting Group Invictus.
Lo studio Invictus, muovendo sui dati resi pubblicamente accessibili, evidenzia che tale eventualità è dovuta principalmente alla debolezza della ripresa, che rischia di innescare una seconda ondata di insolvenze. Le banche oggetto dell’analisi, hanno assets totali di circa 440 miliardi dollari, ovvero una media di crica $ 580 milioni. Negli ultimi tre anni, 389 banche e casse di risparmio sono fallite, tra cui 90 nel 2011, secondo i dati FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation).
“Mentre la possibilità di un fallimento bancario è seria, ciò che rende la situazione ancora peggiore è che la scomparsa di una di queste banche si ripercuoterebbe negativamente a livello locale, in particolare sulle relatà minori, sui proprietari più piccoli e su coloro che cercano di comprare o migliorare le proprie case “, ha detto Mustafa Kamal, Presidente e CEO di Invictus. Il problema è aggravato dal fatto che le grandi banche nazionali hanno iniziato a chiudere le loro filiali più piccole, e questo, per le comunità, si traduce in minori risorse di prestito.
Come molti politici prima di lei, Angela Merkel ha fatto un viaggio a Pechino, volto in primis a promuovere le esportazioni tedesche verso la Cina. La Germania, come i suoi ventisei partner dell’Unione europea, continua a subire un grave deficit commerciale nei cofronti di questo Paese. Ma Angela Merkel non è volata a Pechino per lamentarsi di questo. Il cancelliere sembra aver preferito riaprire la questione del finanziamento dell’Europa da parte della Cina. Ha supplicato una partecipazione significativa al finanziamento dell’EFSF, il fondo Salva stati, direttamente o tramite il FMI. Il cancelliere tedesco ha già dimenticato le contro-richieste avanzate dalla Cina, e il rifiuto espresso dai leader europei?
Panasonic, uno dei leader internazionali della tecnologia applicata all’elettronica di consumo, sta portando in peggioramento le proprie stime sui risultati di fine anno. Stando a quanto affermato dalla società, infatti, l’esercizio fiscale si chiuderà con una perdita netta pari a 780 miliardi di yen (circa 10,2 miliardi di dollari), come naturale conseguenza di alcune determinanti fondamentali tra cui non può che spiccare il rallentamento della crescita economica internazionale, e la pressione negativa esercitata sul fronte produttivo dalle inondazioni delle fabbriche in Thailandia.
Mercoledì mattina a Bruxelles, i commissari europei hanno votato contro la proposta di fusione tra la Deutsche Börse e l’operatore NYSE Euronext. La Commissione europea ha stimato che l’operazione avrebbe “danneggiato in maniera significativa la concorrenza”.