Credit Agricole, uno dei principali istituti di credito francesi, ha concluso i primi tre mesi dell’anno con un forte calo dell’utile netto, passato da un miliardo di euro dello stesso periodo dello scorso anno, all’attuale soglia di 250 milioni di uero. A pesare sull’andamento della rettività societaria sarebbero state le svalutazioni legate alla crisi che ha colpito l’eurozona (e in particolar modo la Grecia) e le minusvalenze sulle cessioni effettuate nel periodo considerato.
L’impressione complessiva è che Credit Agricole abbia vissuto un primo trimestre di purgatorio, e probabilmente si appresti a viverne almeno un altro: una scelta, quella di “purificare” la società da asset non proprio brillanti, che potrebbe consentire alla banca francese di potersi porre in diverso e rinnovato modo agli occhi degli investitori e degli analisti, una volta che i bilanci saranno ripuliti da svalutazioni e cessioni.
Sono positivi i risultati conseguiti da HSBC – il più grande istituto di credito europeo – durante il primo trimestre del 2012. Contrariamente all’anno scorso, quando i profitti si fermarono alla pur invidiabile quota di 5,4 miliardi di dollari, nel corso della primissima parte d’esercizio i profitti pre–tasse sono cresciuti fino a superare abbondantemente le stime degli analisti pari a 5,9 miliardi di dollari, giungendo infine ad accomodarsi sulla comoda soglia dei 6,8 miliardi di dollari.
La crisi economica finanziaria di inizio decennio (e fine della scorsa decade) non ha colpito tutti in ugual modo. A dimostrarlo è, ulteriormente, un recente studio della Bank of Scotland, secondo cui in Germania il numero delle famiglie che riescono a risparmiare qualcosa alla fine del mese sarebbe addirittura in aumento. La percentuale di coloro che al 30 o al 31 del mese hanno chiuso il mese in surplus sarebbe infatti salita al 57%, contro il 52% di un anno fa.