Bce, altri rialzi tassi appropriati con inflazione alta

La Bce sostiene che ulteriori aumenti dei tassi di interesse devono essere considerati appropriati se l’inflazione continua a rimanere alta. A parlare è Philip Lane, membro del consiglio direttivo.

Bce, rialzi potrebbero continuare

E per quanto possa non piacere al consumatore, almeno a livello tecnico non si può dire che il membro della Bce abbia torto. In materia di politica monetaria è teoricamente ciò che bisogna fare. Altri rialzi da parte della Banca centrale europea sono da considerare “appropriati” in caso lo “scenario di base, che è alla base delle proiezioni macroeconomiche degli esperti della Bce fatte a marzo” dovesse persistere.

Non possiamo dimenticare che l’obiettivo da perseguire, a livello globale, è quello del 2% di inflazione. E prima riusciamo ad arrivarci meglio e per l’economia. Come ricorda il membro del consiglio della Bce i tassi dall’estate scorsa sono stati alzati di 350 punti base. E non possiamo fare finta che gli analisti prevedano che il tasso di riferimento aumenti ancora nel breve termine rimanendo ad alti livelli per un periodo lungo.

Nel momento in cui l’inflazione avrà trovato stabilità sull’obiettivo del 2% sul medio termine, il tasso di riferimento potrà assestarsi intorno al 2% senza ritornare ai livelli molto accomodanti del passato. Come spiega l’esperto le proiezioni di marzo 2023 ci mettono davanti a dei dati contrastanti. E nonostante sia occorsa una ripresa della fiducia dei consumatori e delle imprese nonostante l’ostacolo delle turbolenze in ambito bancario molti andamenti complessivi in salita come anche quello dell’attività commerciale potrebbero nascondere a livello settoriale una divergenza continua.

Importanti anche le politiche nazionali

Certo, è impossibile non notare che se al corso un’accelerazione delle attività delle imprese dei servizi, sostenuta dall’aumento dei redditi e dalle riaperture. Ma allo stesso tempo non bisogna dimenticare che la produzione manifatturiera ha invece, nei primi tre mesi dell’anno, subito una stagnazione.

Non solo: dei sondaggi sul tema in arrivo alla Bce sembrerebbe che nonostante il miglioramento, la fiducia delle imprese e dei consumatori potrebbe aver già subito uno stop di crescita. Lane parlando dei prezzi sottolinea come il calo di quelli degli energia e il maggiore approvvigionamento avrebbero ridotto la pressione sui prezzi.

Su questo punto in particolare si potrebbe disquisire a lungo prendendo in considerazione i singoli Stati membri europei. A questo calo di prezzo infatti non sempre corrisponde un calo effettivo delle spese in bolletta. Come accade qui in Italia, dove comunque i prezzi aumentati per via del caro energia e dell’inflazione continuano a rimanere alti.

Si tratta di un approccio speculativo che ovviamente deve essere affrontato a livello nazionale. Ma ciò non toglie che in qualche modo infici un po’ il discorso dell’esperto comunitario in materia di pressione sui prezzi.

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