Euro-dollaro, cosa succede con la parità

Cosa comporta la parità euro-dollaro? Una simile condizione non si presenta dal 2002 e, come è semplice intuire il contesto era diverso. Adesso, geopoliticamente parlando, l’occorrenza ha un peso differente.

Cambiamenti rapporto euro-dollaro

Quando nacque la moneta unica e venne raggiunta la parità ormai venti anni fa, si trattava di un percorso che portava l’Europa ad affermarsi rispetto all’America. Una conquista che consentiva di stabilire specifiche politiche economiche. Questa parità al contrario è frutto di un periodo difficile per l’Europa, dopo un anno nel quale il rapporto euro-dollaro ha perso il 16% del suo valore. E la gravità di tutto ciò risiede nel fatto che prima di questa crisi l’euro era considerato candidato a divenire una moneta alternativa di riferimento rispetto al dollaro.

Le ragioni di tutto ciò sono semplici: il suo mercato di riferimento è composto da mezzo miliardo di persone, è spesso favorito al dollaro negli scambi internazionali da coloro che con vogliono utilizzare la valuta statunitense. Un esempio diretto, per quel che riguarda le materie prime è rappresentato dal petrolio: quello iraniano è venduto in euro.

La forza europea e la potenza dell’euro non sono state in grado di sopravvivere, in credibilità, davanti alla crisi energetica e all’attacco russo in Ucraina. La valuta considerata come bene rifugio è stata ancora una volta il dollaro. È importante però comprendere che tra le ragioni di questa debolezza nel rapporto euro-dollaro non ha niente a che fare la politica monetaria della Fed più aggressiva. Soprattutto se si pensa il livello incredibile d’inflazione in loco, pari al 9,1%.

Crisi energetica importante fattore

Il rapporto euro-dollaro sta giungendo alla parità per via del problema energia e per via della politica. È inutile girarci intorno: l’Unione Europea è un’istituzione ancora giovane soprattutto a livello politico e questo porta a una incertezza sostanziale che non può rassicurare eventuali investitori del mercato. Nonostante in questi venti anni sia stato in grado di creare un mercato più ampio di quello americano e la capacità di crescere rispetto al dollaro degli ultimi due decenni, ora l’Europa paga lo scotto di non essere in grado di ragionare sul lungo periodo.

Soprattutto perché non è stata in grado di porsi come un’entità terza senza dipendere in qualche modo da uno degli interlocutori in contrapposizione a livello geopolitico. La mancata “indipendenza” ha rappresentato un problema che non ha consentito di trovare un equilibrio a favore dell’Europa, soprattutto in campo energetico, che si è tradotto negli attuali problemi.

E il fatto che attualmente l’Europa si trovi a comprare gas e petrolio dagli Stati Uniti, con una moneta che vale di meno rispetto a dodici mesi fa, rappresenta solo un ulteriore aggravamento della situazione.

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