Standard & Poor’s taglia le stime relative alla crescita dell’Italia. L’agenzia di rating va per la sua strada ed esprime un parere più contenuto in termini di cifre. Dall’1,5% si passa all’1,3%. La colpa? A quanto pare della politica e della scarsa fiducia internazionale nel nuovo esecutivo.
Rimangono al momento stabili le stime relative al 2019, ferme all’1,2%. Spiega S&P:
L’incertezza sulle politiche e il commercio porterà probabilmente a una crescita più lenta degli investimenti. La politica interna è il principale rischio: [con un forte peso rappresentato]dall’incertezza sulla volontà del governo di proseguire nel consolidamento fiscale.
Nel suo European Economic Snapshots Standard & Poor’s non ha peli sulla lingua e sottolinea convinta “che nei prossimi anni non si vedranno riforme strutturali” provenienti dal governo giallo verde in carica. Ed a contrastare i pessimi dati industriali di aprile rimane per il momento solo una “solida espansione globale“, sempre che non vi sia una “guerra commerciale più pronunciata” e che le banche, in leggero miglioramento, mantengano la loro lotta contro i crediti deteriorati.
Anche Ref Ricerche, con le sue stime racconta una storia simile, spiegando che molto ha a che fare con la politica fiscale in atto:
Molto di ciò che accadrà nei prossimi mesi è nelle mani del governo, che dovrà cercare di concordare margini per allontanarsi dagli obiettivi sui saldi di finanza pubblica e contemporaneamente ricondurre lo spread sui livelli prevalenti sino a maggio. Sono queste le due variabili chiave sulle quali si giocano le prospettive della congiuntura dell’economia italiana nei prossimi trimestri.
Ed è difficile dare torto a tale valutazione.