Malgrado la timida ripresa dei consumi in Italia nel 2015 (+1,6%), gli italiani non riescono a credere che la ripresa economica sia soddisfacente e temono di essere chiamati presto ad attingere ai loro risparmi.
Lo dimostrano gli ultimi dati snocciolati da Unimpresa, al punto che il presidente Paolo Longobardi ha spiegato di non intravedere all’orizzonte una grossa spinta per i consumi quest’anno.
Nel 2015, infatti, le riserve di famiglie, imprese e banche sono cresciute nel complesso di oltre 70 miliardi, passando da 1.510,9 a 1581,2 miliardi di euro. Si parla di quegli strumenti finanziari prontamente liquidi o quasi. Occorre valutare le cifre nel dettaglio: la liquidità delle banche è passata da 326,64 a 344 miliardi, crescendo di 17,3 miliardi (+5,32%); quella delle aziende è cresciuta di 26,2 miliardi a 234,8 miliardi (+12,56%); quella delle famiglie di 18,51 miliardi a 906,85 miliardi (+2,08%); quella delle imprese familiari del 9,51% a 49,69 miliardi e, infine, si registra un +5,11% per le Onlus a 24,77 miliardi.
Osservando gli strumenti, si scopre che i conti correnti risultano cresciuti di 68,02 miliardi a 877,01 miliardi (+8,41%), i depositi rimborsabili con preavviso scendono dello 0,51% a 301,01 miliardi (-1,4 miliardi), i pronti contro termine salgono del 22,07% (+27,3 miliardi) a 151,3 miliardi, mentre i depositi con durata prestabilita diminuiscono complessivamente di 29,6 miliardi a 251,8 miliardi (-10,5%). Nel dettaglio quelli fino a 2 anni passano da 132,7 a 111,9 miliardi (-15,63%), quelli con durata superiore scendono da 148,9 a 139,9 miliardi (-6%).
Nello specifico, gli italiani hanno spostato 95,3 miliardi in favore di strumenti velocemente attingibili, nel caso di bisogno di liquidità, riducendo allo stesso tempo di quasi 30 miliardi la liquidità investita in conti vincolati, quindi, non disponibili nell’immediato.
Si tratta di un classico atteggiamento di chi ha paura o si attende di avere bisogno di denaro, preferendo concentrarsi su un orizzonte temporale di breve o brevissimo tempo, scartando soluzioni di investimento più a lungo termine. E colpisce, che ad essere maggiormente attraversate da questo sentimento siano, in particolare, le imprese (familiari comprese), che in tutto hanno aumentato le loro riserve liquide di 30,5 miliardi, il 43,4% del totale registrato nell’anno, pur rappresentando a fine 2014 meno del 17% della liquidità complessiva.