Piano anti recessione Giappone

 Mentre l’Europa fa i conti con l’austerità (tra le cause di una contrazione economica che non sembra poter incontrare inversioni di tendenza gradite nel breve termine), il Giappone sta lanciando un pacchetto di stimolo da oltre 110 miliardi di euro al fine di consentire al Paese una rapida uscita dalla terza recessione incontrata negli ultimi cinque anni. Vediamo dunque quali sono le principali considerazioni formulabili sul piano, e cosa cambierà nell’arcipelago nipponico nel corso dei prossimi anni.

Mentre l’Europa affronta la crisi economica con molte parole e pochi fatti, il Giappone prende la recessione per le corna: oggi il primo ministro Shinzo Abe ha annunciato che il governo di Tokio stanzierà oltre 10 trilioni di yen, circa 116 miliardi di dollari, per spingere l’economia verso la ripresa (vedi anche Giappone, brusco calo delle esportazioni ).

A parlarne, poche ore fa, tra i tanti giornalisti che si sono occupati del caso, è stato Gian Battista Bozzo, nelle pagine online de Il Giornale. Il quotidiano ricordava infatti come “il primo ministro giapponese Shinzo AbeAbe si attende che la manovra avrà un impatto positivo per due punti di prodotto interno lordo e favorirà la creazione di 600 mila posti di lavoro. Un terzo della manovra sarà destinata alle economie regionali, i servizi sanitari e l’assistenza all’infanzia. Il resto servirà a favorire le esportazioni e a interventi di sicurezza sugli impianti energetici”.

Facile comprendere perché l’esecutivo giapponese abbia scelto con tanto vigore di intraprendere una simile strada. Il Paese si trova oramai ad affrontare la terza recessione nel giro di cinque anni e, nel solo terzo trimestre del 2012, il pil è sceso dello 0,9 per cento, ad un tasso annualizzato del 3,5 per cento, a principale causa del crollo dell’export verso Cina e Europa.

“Abe” – ricordava ancora Il Giornale – “ha messo sul piatto questo forte pacchetto di stimolo senza badare agli effetti che avrà sull’enorme deficit pubblico giapponese, che si attesta ormai intorno al 10% del pil e sul debito pubblico, che ha ormai raggiunto la quota stellare del 230% del prodotto lordo. Realpolitik innanzi tutto. Del resto, il Giappone non ha problemi di spread, visto che il 95% del debito è detenuto da istituzioni finanziarie e famiglie nipponiche” (vedi anche Rating: il Giappone vicino a un downgrade).

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