Fitch lascia l’Italia

 Fitch, una delle principali agenzie di rating del mondo, ha annunciato il blackout informativo sull’Italia. Una decisione che ha effetto immediato e che – spiega la società in un comunicato – fa seguito alle richieste di rinvio a giudizio formulate dalla procura di Trani contro due suoi dirigenti (e cinque di S&P) per gravi manipolazioni del mercato. Un provvedimento che Fitch definisce, nella stessa nota, “senza precedenti e priva di ogni fondamento”. Ma vediamo cosa accadrà a questo punto alle informative italiane da parte dell’agenzia.

Il black out, ricorda il quotidiano La Repubblica, non riguarderà solo le comunicazioni al mercato riguardanti i rating e le emissioni italiane, “ma sono sospese anche le conferenze, le teleconferenze e analoghi incontri in Italia o che vertano sull’Italia. Insomma, si tratta di un vero e proprio “silenzio stampa” ma sembra che l’agenzia non si limiterà a questo: “Se Fitch non riceve adeguate assicurazioni che questo tipo di incidente non si ripeterà, potremmo riconsiderare il futuro delle nostre attività in Italia”. L’agenzia respinge “con forza” qualsiasi addebito circa la correttezza dei suoi comportamenti contestata dalla magistratura di Trani e ribadisce di avere rispettato i suoi criteri di ‘policie’ e tutte le norme vigenti”.

Ricordiamo che secondo quanto ricostruito dalla procura di Trani, le agenzie di rating Standard & Poor’s e Fitch avrebbero manipolato il mercato diffondendo informazioni distorte in merito alla “affidabilità creditizia italiana e alle iniziative di risanamento e rilancio economico adottate dal governo italiano”. Scopo di tale comportamento era “disincentivare l’acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne, così, il loro valore”.

“Insomma la reazione di Fitch è stata diversa di quella di S&P che aveva respinto ogni accusa spieganto le metodologie sono “pubbliche, trasparenti e applicate in modo coerente in tutto il mondo” aggiungendo che avrebbe continuato a svolgere il proprio “compito senza alcun timore o favoritismo nei confronti di investitori, emittenti di debito o ogni altro soggetto terzo, e a difendere le nostre azioni, la nostra reputazione e quella delle nostre persone” – conclude il quotidiano.

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