Il momento difficile dell’artigianato brianzolo

 Non è un mistero che l’artigianato stia vivendo un momento davvero difficile nel nostro paese: un chiaro esempio è quello della Brianza, zona celebre soprattutto per la produzione di mobili (ora se ne parla anche per il ritorno di moda del baratto), in cui gli ordini, la produzione e il fatturato risultano essere in deciso caso. L’unica nota lieta è quella occupazionale, visto che il secondo trimestre di quest’anno (il periodo compreso tra gli scorsi mesi di aprile e giugno) è stato caratterizzato da un saldo positivo per quel che concerne le entrate e le uscite (0,8 punti percentuali per la precisione). In aggiunta, il ricorso alla cassa integrazione è sostanzialmente sceso, ma le difficoltà continuano ad essere evidenti.

Tutti questi dati sono emersi dall’analisi congiunturale dell’artigianato manifatturiero in Brianza, uno studio reso possibile dall’Ufficio della Camera di Commercio di Monza e Brianza. Che cosa c’è da dire in questo senso? Anzitutto, le variazioni negative di produzione e fatturato non lasciano spazio a dubbi: in effetti, si tratta, rispettivamente, di una perdita di 3 e 4,9 punti percentuali rispetto al primo trimestre, senza dimenticare i ribassi fatti registrare dal punto di vista tendenziale.

Lo stesso discorso deve essere fatto per le aspettative del prossimo trimestre, nonostante il pessimismo non sia poi così diffuso tra gli artigiani: in particolare, la percentuale di coloro che prevedono una diminuzione della produzione è calata dal 40,5 al 36,6%, mentre quelle relative a un possibile aumento sono tutto sommato stabili. Insomma, si spera in un futuro miglioramento, ma senza troppe pretese, in quanto la crisi finanziaria ha già mietuto parecchie vittime. La difesa degli artigiani brianzoli è stata senza dubbio tenace e impegnativa, una reazione che ha potuto contare su un quantitativo incredibile di energie. Da pochi mesi l’Inps ha fornito i chiarimenti sui contributi degli artigiani stessi, ma occorrono ancora più garanzie, altrimenti si rischia di non far partire lo sviluppo, mentre l’Italia ne ha fortemente bisogno.

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