Il firewall per l’Europa, un bazooka anti-crisi

 I leader delle finanze del G20, riunitisi a Città del Messico questo fine settimana, stanno cercando di raccimolare massicce risorse a livello internazionale, ed entro la fine di aprile, al fine di convincere i mercati finanziari della capacità di impedire che i profondi problemi profondi della zona euro possano infliggere più danni su una (ancora fragile) ripresa mondiale.

Gli sforzi che si stanno compiendo potrebbero rivelarsi i più audaci dal 2008, quando il G20 riuscì a raccogliere 1.000 miliardi di dollari per salvare l’economia mondiale dalla crisi del credito, che esplose negli Stati Uniti causando la peggiore recessione dal 1930.L’Europa dovrà essere la prima a dare l’esempio e a costruire il proprio fortino di guerra, potenziando la cosiddetta barriera di protezione, aumentando i fondi necessari. Ad essa seguiranno gli altri paesi del G20, che contribuirebbero con denaro extra al Fondo Monetario Internazionale, incrementando di fatto le risorse da destinare all’FMI. Il sostegno della Germania, la più grande economia d’Europa, è fondamentale.

Il piano, finalizzato alla creazione di un potente firewall da 750 miliardi di euro ($ 1 miliardi), prevede la fusione tra il Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF temporaneo) e il Meccanismo di stabilità europeo (ESM permanente). Un fondo più grande, volto a garantire un paracadute nel caso in cui vi fosse una vera e propria emergenza, allenterebbe la pressione sui paesi fortemente indebitati affinché varino le misure fiscali e implementino le riforme economiche necessarie per riequilibrare i bilanci e tenerli sotto controllo. Come vuole la Germania. Proprio per questo, probabilmente, la posizione di Berlino in riferimento al firewall sembra essersi ammorbidita.

I leader del G20 stanno intensificando la pressione sulla Germania, dimostrarsi sinora reticente all’idea di potenziare ulteriormente il fondo di salvataggio, nel tentativo di raggiungere circa 2.000 miliardi di dollari di risorse in tempo per la prossima riunione di aprile. Per superare la crisi, bisogna munirsi di un bazooka sufficientemente grande e potente. La maggior parte dei paesi della zona euro è pronta a muoversi adesso, ma forse la Germania avrà bisogno di più tempo.

Intanto oggi Berlino è alle prese con un voto critico per ottenere il sostegno del parlamento tedesco al secondo pacchetto di salvataggio della Grecia. Molti membri del Bundestag si sono dimostrati scettici sull’effettiva capacità della Grecia  di soddisfare le difficili condizioni di bilancio necessarie per portare il debito pubblico del Paese al 120 per cento del PIL entro il 2020. Certamente la Germania vuole anche vedere quale sarà la risposta degli investitori all’offerta per lo swap del debito della Grecia, che dovrà essere completata entro il 12 marzo.

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