Angela Merkel sta vendendo l’Europa alla Cina?

 Come molti politici prima di lei, Angela Merkel ha fatto un viaggio a Pechino, volto in primis a promuovere le esportazioni tedesche verso la Cina. La Germania, come i suoi ventisei partner dell’Unione europea, continua a subire un grave deficit commerciale nei cofronti di questo Paese. Ma Angela Merkel non è volata a Pechino per lamentarsi di questo. Il cancelliere sembra aver preferito riaprire la questione del finanziamento dell’Europa da parte della Cina. Ha supplicato una partecipazione significativa al finanziamento dell’EFSF, il fondo Salva stati, direttamente o tramite il FMI.  Il cancelliere tedesco ha già dimenticato le contro-richieste avanzate dalla Cina, e il rifiuto espresso dai leader europei?

Rinfreschiamo la memoria e colmiamo eventuali amnesie. In occasione del vertice del G20 a Cannes, la Cina, già sollecitata dai leader europei, aveva sorpreso i suoi interlocutori suggerendo un ammontare (del prestito) di gran lunga inferiore alle aspettative. La Cina aveva inoltre formulato un presupposto sostanziale: il rapido smantellamento dei sistemi sociali che conosciamo in Europa dal 1945. Abbastanza per destabilizzare socialmente la maggior parte dei paesi europei …

In aggiunta a questa richiesta, la Cina aveva chiesto altre contropartite. Sembra che la pratica finanziaria dello Stato cinese sia molto particolare: l’interesse applicato sui prestiti concessi a governi stranieri non è sufficiente a remunerarli. Per questo viene chiesta una seconda remunerazione che consiste in contropartite, solitamente di natura politica.Tra quelle pretese dalla Cina per concedere prestiti all’Europa, ne vogliamo indicare due, tra le più ardite.

1. Che l’Europa si impegni a eliminare ogni barriera agli acquisti, da parte della Cina e dello stato cinese, delle attività europee. Chiaramente, si tratterebbe di lasciare che la Cina allunghi la propria mano sull’Europa e si appropri di aziende, infrastrutture, terreni agricoli … Quando si sa che le riserve valutarie complessive della Cina ammontano a 4,8 miliardi di dollari, si può ben immaginare quanto velocemente la Cina potrebbe vassallizzare l’Europa, accaparrandosi i suoi beni più essenziali.

2. Che l’Europa si impegni ad esportare le attrezzature militari sensibili che la Cina non è ancora in grado di produrre. Molto spesso, gli europei non possono produrre questi materiali che approvvigionandosi di componenti statunitensi non riesportabili. La Cina potrebbe quindi intensificare la sua corsa agli armamenti e, al tempo stesso, seminare la divisione tra europei e americani.

Di fronte a tali richieste inaccettabili, l’Europa ha sinora rifiutato, congedando la Cina. Approfittando del passaggio di testimone da Jean-Claude Trichet a Mario Draghi, ha altresì fissato un tetto sulla monetizzazione dei disavanzi pubblici, fino a quando non saranno messe in ordine le finanze pubbliche. La mossa di Angela Merkel è preoccupante. Il cancelliere potrebbe infatti indicare che la Germania auspichi che l’Europa avvii delle negoziazioni con la Cina sulla base della sua proposta dell’ottobre 2011, nonostante avesse suscitato un rifiuto unanime. La questione non va sottovalutata…

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