Contenere il debito è una priorità per Dubai

 E’ stato presentano nei giorni scorsi il bilancio 2012 di Dubai, all’insegna di un atteggiamento sostanzialmente prudente, nonostante negli ultimi mesi si sia più volte premuto a fondo il pedale dell’ottimismo, evocando ripetutamente l’avvento della ripresa.
Osservando il bilancio, ci si accorge invece dell’atteggiamento cauto assunto dalle autorità dell’emirato: prova ne sia la revisione – e il sostanziale ridimensionamento – degli investimenti, portati a 6,83 miliardi di euro.

La manovra posta in essere dalle autorità appare sostanziosa, pur lasciando in parte intatti i dubbi sulla effettiva capacità, di coprire i 12 miliardi di debiti previsti per il 2012 che ne portano l’ammontare complessivo a 93.

La Dubai World, holding governativa che rappresenta uno dei pilastri dell’economia locale ha intrapreso negli ultimi anni un percorso di progressiva ristrutturazione del proprio debito, arrivando a coprire obbligazioni per 20 miliardi di euro.

Nonostante ciò, il 2012 appare aprirsi all’insegna delle incognite riguardo l’effettiva solvibilità di Dubai: tra i debiti in scadenza nel corso dell’anno appena cominciato, vi sono 1,5 miliardi di euro da regolare entro fine novembre da parte di Jebel Ali Free Zone, e 970 milioni di titoli islamici contratti da Dubai International Financial district in scadenza a giugno.

La situazioni non è naturalmente sfuggita all’attenzione di società di rating come Standard & Poor’s e Moody’s che hanno posto l’accento sulle possibili difficoltà che potrà vivere l’economia di Dubai anche a causa delle conseguenze degli sconvolgimenti politici in nord Africa e non solo.

L’obiettivo principale per il 2012 appare allora quello di ristrutturare ulteriormente il debito; gli strumenti non mancano: nel 2009 è stato attivato il Fondo per il supporto finanziario, ideato da Governo e Banca Centrale e fornito di una dotazione di 15,5 miliardi di euro; vi è poi sempre la possibilità di ricorrere alla cessione di vari asset, il cui successo dipende naturalmente dall’andamento dei mercati internazionali.

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