La strategia internazionale di Barilla

 Dove c’è Barilla, c’è casa: è questo il celebre slogan dell’altrettanto famosa multinazionale emiliana alimentare, la cui fame di espansione non sembra mai essere saziabile. In effetti, la compagnia di Parma ha trovato “casa” anche negli Stati Uniti, tanto che esiste una strategia ben precisa per aprire una catena di ristoranti oltreoceano. Il debutto ufficiale in questo senso dovrebbe avvenire verso la fine del prossimo anno a New York, come ha già spiegato in una indiscrezione un quotidiano importante come il Wall Street Journal. Ma l’internazionalizzazione non si ferma certo qui.

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Goldman Sachs graziata ma resta nel mirino

 Goldman Sachs non sarà perseguita per atti “criminali” sui prodotti ipotecari subprime. Il senatore Carl Levin aveva chiesto a questo proposito un’indagine penale nei confronti di Goldman, dopo aver indagato sulle cause della crisi finanziaria del 2008 e passato al setaccio le transazione dell banca. Come forse ci si poteva aspettare, il Dipartimento di giustizia, con le altre agenzie, non muoverà accuse contro il colosso di New York, e nemmeno contro i suoi dipendenti. Goldman Sachs si è detta ovviamente sollevata.

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Mercato Auto USA torna competitivo

 Il salvataggio dell’industria automobilistica degli Stati Uniti, costato 85 miliardi di dollari di fondi pubblici e decine di migliaia di licenziamenti, ha scosso il paese, ma i produttori hanno recuperato la loro competitività.

Alla fine del 2008, le “Big Three” di Detroit, General Motors, Ford e Chrysler, si sono trovate in ginocchio, schiacciate dal peso dei debiti e dalla concorrenza, soprattutto asiatica, in ritardo sul fondamentale passaggio ad auto più economiche e di qualità, e vittima dell’impennata dei prezzi del carburante.

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Libor: scandalo da 22 milliardi di dollari

 Il “Liborgate” potrebbe costare molto caro alle banche coinvolte nello scandalo. Fino a 22 miliardi di dollari tra sanzioni e danni a investitori e controparti, secondo le stime di Morgan Stanley. Barclays  ha pagato 456 milioni di dollari il mese scorso alle autorità statunitensi e britanniche per aver tentato di manipolare il tasso di prestito interbancario, il London Interbank Offered Rate,  punto di riferimento per 360 trilioni di dollari in derivati, prestiti e mutui.

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Nuovi appalti Boeing

 Come previsto, Boeing ha sbaragliato la concorrenza. Air Lease Corporation(ALC), , la società di noleggio fondata da Steven Udvar-Hazy all’indomani dell’uscita da ILF, ha ordinato 75 aerei B737 MAX per 7,2 miliardi di dollari. Airbus, che rimane in partita, prevede di raccogliere in due anni (2011-2012) 2.000 ordini per l’A320 NEO. Il planemaker europeo ha anche annunciato un potenziamento dei suoi A330.

In occasione dell’apertura del Salone di Farnborough, Boeing ha messo a segno il suo colpaccio. Oltre al valore economico, la commessa è particolarmente rilevante in quanto è il primo acqusito di Boeing 737 MAX da parte di una  una società di leasing e rappresenta dunque un’ottima occasione per penetrare il mercato delle compagnie emergenti. Queste, infatti, debuttano raramente con aerei di proprietà.

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Wall Street si prepara a trimestrali

 La Borsa di New York (NYSE) si avvicina con cautela alla nuova stagione degli utili societari che si apre Lunedì, sperando di trovare i segnali di una ripresa più decisa dell’economia statunitense e manetendo un occhio sull’Europa, il cui stato di salute è ancora motivo di forti preoccupazioni.

Nel corso delle ultime quattro sessioni, il Dow Jones Industrial Average, l’indice dei 30 titoli blue chip di Wall Street, ha ceduto lo 0,83%, chiudendo a 12,772.47 punti nella giornata di Venerdì. Il mercato era rimasto chiuso Mercoledì 4 luglio, giorno dell’Indioendenza, e quindi di vacanza, negli Stati Uniti. Il Nasdaq, dominato dal settore della tecnologia, è riuscito a strappare un +0,08%, archiviando la seduta di contrattazioni a 2937.33 punti.  Lo Standard & Poor 500 è sceso dello 0,55%, chiudendo a 1354.68 punti.

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Lento recupero economia USA

 Grazie alle ultime informazioni statistiche recentemente pubblicate, l’economia negli USA conferma un lieve recupero rispetto al corso dell’ultimo triennio; è quanto emerge dai dati del Beige Book della Federal Reserve, la quale considera “moderato” il ritmo di sviluppo economico che ha interessato il Paese. Continua a crescere il settore manifatturiero, forte di un incremento che interessa la “maggior parte delle regioni”, suscitando previsioni ottimiste da parte delle industrie affini.

Altri segnali positivi si riscontrano inoltre nell’aumento della spesa al dettaglio, e nel settore del mercato immobiliare residenziale, oltre all’offerta di lavoro da parte di aziende, le quali sembrano esser sempre più orientate alla ricerca di manodopera altamente qualificata, al fine di soddisfare il bisogno crescente nel comparto; aspetti che fanno ben sperare gli osservatori macroeconomisti per il futuro dell’economia nordamericana, pur con mantenimento di una generica prudenza.

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Economia USA in via di guarigione?

 Gli Stati Uniti hanno aggiunto più di 200.000 posti di lavoro per il terzo mese consecutivo mentre vari settori, dall’industria alla ristorazione, hanno assunto più lavoratori, mostrando segnali si un’economia che ha ripreso slancio. In tutto, l’economia ha aggiunto 1,2 milioni di posti di lavoro negli ultimi sei mesi, il ritmo di crescita più veloce dal 2006.

Tuttavia, a più di due anni e mezzo dalla recessione, il mercato del lavoro ha ancora molto terreno da recuperare. L’economia ha oggi 5,2 milioni di posti di lavoro in meno rispetto a quattro anni fa, anche se la popolazione è cresciuta. Il tasso di disoccupazione nel mese di febbraio è rimasto invariato all’8,3% e la maggior parte degli economisti ritiene che la disoccupazione si manterrà a livelli elevati per anni, salvo il verificarsi di una accelerazione del ritmo delle assunzioni.

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Petrolio: utilizzare le riserve strategiche?

 Gli Stati Uniti non hanno apertamente fatto appello ai paesi membri del G20 perché attingano alle riserve strategiche di petrolio, secondo quanto si è appreso dai leader del G20 i cui ministri delle finanze e banchieri centrali si sono riuniti questo fine settimana a Città del Messico. Ma gli USA ritengono che l’impennata dei prezzi dell’oro nero, alimentata dalle tensioni tra Iran e Occidente attorno alle ambizioni della repubblica islamica e al controverso programma nucleare, rappresenti un serio rischio per l’economia globale.

Lo stesso Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha voluto mettere in guardia contro tale minaccia. Le nuove sanzioni che si annunciano contro l’Iran, provenienti dagli Stati Uniti e dall’Unione europea hanno già costretto alcuni paesi a ridurre i propri acquisti di petrolio iraniano.

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