Azioni Sony sotto quota 1.000 yen

 Sony Corp., uno dei big dell’elettronica mondiale, ha subito un nuovo calo durante le quotazioni alla Borsa di Tokyo. Per la prima volta dal 1980, infatti, le azioni della società sono calate sotto soglia 1.000 yen. In pratica, sottolineano gli analisti di Bloomberg, oggi Sony vale quanto valeva trent’anni fa, quando l’introduzione del walkman era stata considerata una grande novità.

Che la società non stia procedendo a gonfie vele è d’altronde ben noto: la società giapponese ha dovuto chiudere il suo quarto esercizio consecutivo in perdita, e mostra una eccessiva fatica nello sviluppo nuovi prodotti. A ciò si aggiunga la straordinaria forza dello yen, che ha scoraggiato le esportazioni, e le preferenze dei consumatori privati, che si stanno dirigendo verso la Apple e verso la Samsung Electronics, tradendo uno dei brand storici dell’elettronica di consumo.

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Sony perde terreno sull’euro debole

 Ultimi giorni da dimenticare, per Sony. La società giapponese, uno dei brand storici dell’elettronica internazionale, ha infatti ceduto oltre 4 punti percentuali durante le negoziazioni alla Borsa di Tokyo, a causa delle cattive previsioni sull’andamento dell’euro. La debolezza della valuta unica europea potrebbe infatti nuocere alle previsioni relative alle esportazioni giapponesi nel vecchio Continente: di qui il brusco arretramento della capitalizzazione di mercato della società nipponica, con uno scivolone mai visto da 25 anni a questa parte.

Il declino nella capitalizzazione di mercato non ha, ovviamente, riguardato la sola Sony, che tuttavia si è presa la cattiva briga di fare da apripista a una serie di sedute particolarmente deludenti per le società nipponiche produttrici di dispositivi elettronici. Canon, che ottiene circa il 30% dei suoi ricavi in Europa, e Panasonic, hanno seguito Sony (che genera un quinto del suo giro d’affari nel vecchio Continente) nella strada del deprezzamento di mercato.

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Sony, già in calo le vendite della PlayStation Vita

 Secondo quanto afferma una ricerca compiuta dalla Media Create Co., le vendite della PlayStation Vita, la console portatile Sony di nuova generazione, starebbero già avviando la strada del declino, dopo una buona domanda iniziale. Le vendite sarebbero infatti ammontate a quota 72.479 unità durante la settimana prenatalizia (quella terminata il 25 dicembre), contro le 324.859 unità vendute nei soli due giorni di debutto del 17 e del 18 dicembre.

Difficile tuttavia analizzare con puntualità i dati: è pressochè scontato che per valutare l’appeal commerciale della console Sony occorrerà attendere elementi statistici di maggiore ampiezza. È in altri termini probabile che gli acquisti siano stati volontariamente concentrati all’interno delle prime 48 ore di debutto, al fine di evitare di incontrare carenze di magazzino in quelli successivi, fallendo la possibilità di poter effettuare l’acquisto in vista dell’evento natalizio.

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Fitch taglia il rating di Sony

 Brutte notizie per Sony, uno dei leader mondiali nel settore dell’elettronica di consumo, e principale esportatore giapponese di prodotti tecnologici. La compagnia nipponica si è infatti vista ridurre il proprio rating di un notch da parte di Fitch – una delle agenzie di rating di maggiore riferimento al mondo – che ha proceduto al taglio della valutazione sull’azienda, con retrocessione di un gradino nella scala dei giudizi, dopo aver valutato le performance finanziarie da parte della compagine giapponese, messa a dura prova da un 2011 al di sotto delle aspettative migliori.

In un comunicato pubblicato poco fa, infatti, Fitch ha affermato di aver proceduto al downgrade del debito a medio lungo termine di Sony, portando il giudizio a BBB-, rispetto al precedente BBB. Un passo indietro che ha avuto i suoi riflessi in Borsa e tra gli animi degli osservatori nazionali e internazionali, ma che – ad ogni modo – non sembra essere giunto in maniera totalmente inaspettata, visto e considerato che buona parte degli analisti aveva già posto in preventivo la possibilità che il giudizio di Sony da parte di Fitch potesse ulteriormente deteriorarsi.

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Citigroup vende EMI a Vivendi e Sony

 Citigroup ha concluso un accordo che la porterà a vendere EMI Group – operatore tra i leader mondiali nel settore della musica – ad una cifra che si avvicina ai 4,1 miliardi di dollari. A comprare la società. Gli acquirenti di EMI saranno Vivendi, attraverso la Universal Music Group, e la Sony, che guida un altro gruppo di compratori, di cui fa parte anche il miliardario David Geffen.

La EMI verrà pertanto scissa in due componenti: il primo, che andrà a ricondursi all’interno del recinto di competenza della UMG di Vivendi, riguarderà i soli prodotti discografici, e verrà acquistato ad una cifra di circa 1,2 miliardi di sterline; il secondo, che invece sarà ricondotto nella galassia di acquirenti guidata da Sony, prevede la compravendita della divisione relativa alle attività di publishing, per 2,2 miliardi di dollari.

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Sony abbassa le previsioni di crescita

Sony, il principale operatore giapponese per volumi di esportazioni, ha annunciato di aver rivisto le proprie previsioni per l’esercizio in corso: secondo la compagnia asiatica, l’anno si chiuderà con una perdita determinanta dall’apprezzamento eccessivo dello yen, dalle alluvioni in Thailandia e da un trend altalenante nelle vendite dei televisori. Nelle ore successive all’annuncio della revisione dei dati annuali, Sony ha perso oltre l’8% alle quotazioni sulla Borsa di Tokyo.

Più nel dettaglio, la compagine ha dichiarato che l’anno fiscale (che si chiuderà il 31 marzo 2012) terminerà con una perdita pari a 90 miliardi di yen (circa 1,2 miliardi di dollari), contro la precedente proiezione che dava invece l’azienda in grado di poter concludere l’esercizio con un risultato positivo per 60 miliardi di yen.

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