Jp Morgan e quegli errori “isolati”

 Jp Morgan invita a non generalizzare gli errori che sono costati ben 2 miliardi di dollari alle proprie casse, generati da scommesse sbagliate sul trading di derivati della divisione londinese. L’amministratore delegato Jamie Dimon, che ha recentemente discusso alla commissione bancaria del senato, ha affermato che la banca newyorkese sarà “solidamente in attivo” nel corso del secondo trimestre, e che comunque gli sbagli sono stati “un caso isolato”.

“Quando commettiamo errori” – ha dichiarato il manager, sempre più discusso in queste settimane – “li prendiamo seriamente e spesso siamo i critici più severi di noi stessi. Anche se non possiamo dire che non commetteremo mai errori, perchè sappiamo che ne faremo, crediamo che questo sia stato un evento isolato”.

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JpMorgan nomina nuovo CRO per contrastare le perdite

 JpMorgan, la banca d’affari statunitense recentemente terminata al centro di uno scandalo legato a una cattiva gestione dei cds, che ha di fatto generato una perdita di circa 2 miliardi di dollari (in grado di arrivare a 3 nel corso delle prossime settimane), rilanciando su scala internazionale le discussioni sulla necessità di una regolamentazione più ferrea sulle transazioni finanziarie, ha nominato un nuovo chief risk officer.

La società sta infatti cercando di mettere a frutto la lezione imparata con lo scandalo cds, e la nomina di Ashley Bacon al numero 1 della divisione che si occupa della gestione e del controllo del rischio dovrebbe essere finalizzata proprio a ottimizzare il monitoraggio dell’operatività all’interno delle strutture dell’istituto bancario.

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JPMorgan investe nella divisione cinese

 JPMorgan Chase & Co., la principale banca statunitense, ha affermato di aver iniettato 2,5 miliardi di yuan (al cambio attuale, circa 394 milioni di dollari) nella propria divisione cinese. Una mossa sottostante la necessità di approcciare nel migliore dei modi alla crescente domanda di servizi finanziari nell’economia a più alto tasso di crescita al mondo.

Si tratta, a ben vedere, della seconda azione di questa tipologia da quando, nel 2007, la divisione fu incorporata all’interno di JPMorgan. Grazie alla ripatrimonializzazione in corso, il capitale dell’unità asiatica andrà a toccare quota 6,5 miliardi di yuan, come confermato dalla società newyorkese in un comunicato stampa di pochi giorni fa. JPMorgan, in proposito, avrebbe già ottenuto l’approvazione da parte dell’Authority bancaria cinese, che ha dato il via libera per l’apertura di una propria filiale a Suzhou.

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JpMorgan è come un casinò

 JpMorgan è come un casinò. A dirlo, in maniera non proprio così diretta – ma quasi! – è il presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama, che ha affermato come alcuni operatori di Wall Street trattino “il nostro sistema finanziario come un casinò”. Una premessa che intende anticipare la richiesta di riforma del sistema al Congresso, puntualmente ribadita da nuove dichiarazioni da parte dell’inquilino della Casa Bianca.

“Dobbiamo finire il lavoro implementando le riforme del settore bancario e applicando le nuove regole. La riforma non va smantellata” – ha proseguito Obama – “Abbiamo visto di recente il perchè e non possiamo permettere che questo accada. Abbiamo visto come un grande errore in una delle maggiori banche si è tramutato in 2 miliardi di dollari di perdite. E anche se questa banca può sopportarle, altre non potrebbero”.

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JPMorgan perde un altro miliardo di dollari

 Continuano ad aumentare perdite di JPMorgan causate dal flop dei cds. Stando a quanto affermato dal New York Times, le perdite precedentemente stimate in 2 miliardi di dollari sarebbero cresciuti negli ultimi giorni di almeno altri 50 punti percentuali, arrivando pertanto a toccare i 3 miliardi di dollari, con un incremento sostanziale di un ulteriore miliardo.

Contemporaneamente, la Federal Reserve avrebbe iniziato ad esaminare i conti della banca americana, analizzando soprattutto i comportamenti di coloro che sarebbero stati “colpevoli” di un simile buco finanziario. Nel mirino sarebbe così finito anche il chief operating officer, che avrebbe – con le sue operazioni – esposto l’istituto di credito ai rischi tipici di un hedge fund con atteggiamenti speculativi, e certamente inappropriati per un istituto di credito con depositi bancari assicurati a livello federale.

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JpMorgan d’accordo con la Volcker rule

 Costretta con le spalle al muro dallo scandalo finanziario che l’ha colpita nelle ultime settimane, Jp Morgan ha dovuto cedere posizioni è dichiararsi d’accordo (anzi, “non contraria”) a una nuova regolamentazione del sistema finanziario che possa evitare il replicarsi di tali inconvenienti. Una presa di posizione assunta durante il meeting annuale degli azionisti, che hanno confermato Jamie Dimon in qualità di presidente, nonostante le miliardarie perdite sui derivati.

L’amministratore delegato ha pertanto ricordato come Jp Morgan Chase “non è contraria a una nuova regolamentazione del settore bancario”, compresa, quindi, l’introduzione di requisiti più stringenti sulla liquidità delle banche. Anche l’istituto, pertanto, vorrebbe “un sistema di regole migliore, più intelligente ed efficace” – ha affermato Dimon, cercando in tal modo di recuperare punti nei confronti delle parti in causa.

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Utili in crescita per JP Morgan

 Il colosso americano JP Morgan ha chiuso la prima parte dell’anno con un utile pari a 5,4 miliardi di dollari. La nuova strategia aziendale, ed il fatto che i tassi di interesse siano lievemente scesi, hanno riacceso la fiducia delle famiglie statunitensi, che con maggiore facilità riescono ad avere accesso al credito, potendo riprendere ad effettuare acquisti anche di elevato valore. Un discreto miglioramento del comparto occupazionale accresce inoltre le speranze di una ripresa economica generalizzata.

Tornando a JP Morgan, l’utile si è rivelato ben superiore alle precedenti previsioni,  e le azioni sono lievitate da un iniziale profitto di $1,28 a ben $1,31; notizie più che positive per il CEO Jamie Dimon, che è riuscito a sfondare il settore dei mutui con un +2 miliardi rispetto all’anno precedente, grazie anche alla scelta – da parte di una folta platea di famiglie, di procedere a operazioni di rifinanziamento.

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