Se si parla di reputazione, Ferrero è la prima impresa italiana. Ma si trova al diciottesimo posto. La seguono a ruota Armani, Pirelli, Barilla e Lavazza. E’ quanto evidenzia il ‘Global RepTrak’ che viene stilato ogni anno dal Reputation Institute.

La Germania non è la malata d’Europa. Su questo il presidente di Bundesbank Joachim Nagel non ha dubbi. Come sul fatto che la BCE non … Read more
“La Commissione Europea esaminerà l’acquisizione di Chantiers de l’Atlantique da parte di Fincantieri”, è quanto comunica da Bruxelles l’organo esecutivo dell’Unione europea. L’atteggiamento della Commissione … Read more
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La crisi greca non è più un trend topic. Per sei anni le disavventure di Atene, le fibrillazioni dell’euro e le colorate uscite di Yanis Varoufakis hanno occupato Tg e prime pagine dei giornali.

Nessuno ha mai chiesto ai cittadini tedeschi se l’euro fosse di loro gradimento. Ora, quasi quindici anni dopo che l’Europa ha introdotto la sua moneta unica, un nuovo partito politico è in ascesa e fa parlare di sé per le sue posizioni sfavorevoli alla divisa in questione, premendo per il ritorno al marco. Dunque, la domanda sorge spontanea: la Germania ha intenzione di mettere da parte l’euro? La risposta non è affatto semplice, anche perché si sta parlando della principale economia dell’eurozona, la cui centralità fa dipendere molte conseguenze sugli altri paesi.
Anche la Germania rischia. A sostenerlo è uno dei più noti consulenti d’Europa, Roland Berger, secondo cui le riforme e gli sforzi per incrementare la competitività potrebbero far passare in secondo piano la necessità di approvare una serie di riforme propulsive, comprimendo la produttività, e spingendo in aumento il costo del lavoro. Insomma, anche la Germania non sarebbe del tutto priva di pericoli e, anzi, tra pochi anni potrebbe diventare il più grave problema del vecchio Continente.
In questa eurozona, in cui tutto è praticamente possibile, anche un’uscita della Germania dalla moneta unica non è esclusa. Di certo, si può parlare dell’ipotesi meno probabile in assoluto, ma nulla vieta di approfondirla. Non è un caso, infatti, che in molti paesi comunitari si stiano sviluppando movimenti che basano il loro credo sulla contrarietà alle misure di austerity, un fenomeno che ha coinvolto anche la “locomotiva” tedesca. Nella prima economia continentale sono nate formazioni politiche come Alternativa Tedesca, la quale punta su un euro a due velocità.
La Germania ha finalmente dato il proprio sostanziale via libera al pacchetto di aiuti – il terzo – in favore della Grecia. Un’azione che dovrebbe permettere ad Atene di far calare il debito al 124 per cento del Pil entro il 2020. Tuttavia, Berlino ricorda altresì come le concessioni saranno possibili solo ed esclusivamente mediante la garanzia delle riforme: il prossimo appuntamento è così rinviato a lunedì prossimo, quando l’Eurogruppo valuterà il programma di buyback, ovvero il riacquisto dei titoli di Stato emessi dal Paese.
Deutsche Telekom, il gruppo di telecomunicazioni più grande della Germania, ha riportato nel secondo trimestre risultati migliori del previsto, nonostante la forte concorrenza del mercato e un netto calo delle vendite in Europa.
L’utile netto è aumentato del 76%, portandosi a €614 milioni, rispetto ai 607 milioni di euro stimati dagli analisti. L’operatore telefonico tedesco, che l’anno scorso ha avviato un profondo piano di ristrutturazione, inclusi massicci tagli al personale, ha beneficiato del calo dei suoi costi e dell’ottima performance delle attività negli USA.
Per Recordati è giunto il momento di rendere noti i risultati finanziari che sono stati conseguiti nel corso del primo semestre di quest’anno: come è emerso chiaramente dalla relazione finanziaria semestrale, aggiornata quindi allo scorso 30 giugno, vi sono stati dei dati e dei valori che vale la pena sottolineare e mettere in evidenza. Anzitutto, bisogna rilevare come i ricavi consolidati del periodo in questione siano cresciuti di quasi cinque punti percentuali (4,7 per la precisione) rispetto allo stesso periodo di un anno fa, attestandosi molto vicini a quota 420 milioni di euro.