Il Costa Rica rivede al ribasso le sue stime di crescita

 Il governo del Costa Rica è stato costretto a rivedere i propri dati relativi alla crescita economica, una mossa del tutto inattesa: si tratta dei numeri relativi ai primi quattro mesi di quest’anno (dunque da gennaio ad aprile), ma cosa è successo esattamente? Entrando più nello specifico, è stato rilevato come le esportazioni siano state riportate in maniera errata, un fatto reso pubblico da Rodrigo Bolanos, numero uno della banca centrale del paese centroamericano. In pratica, l’espansione di questo periodo temporale è scesa dal 3,4 al 2,1%, una differenza davvero evidente. La crescita di aprile, inoltre, vale a dire il mese più recente in assoluto, è stata tagliata di ben 1,2 punti percentuali, passando dal 3,1 all’1,9%.

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Riccardo Monti è il presidente della nuova Agenzia Ice

 L’incarico è importante, ma soprattutto ambizioso: Riccardo Monti è il nuovo presidente del rinnovato Ice. Non si può più parlare, come avveniva in passato, dell’Istituto Nazionale per il Commercio Estero, ma dell’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Il curriculum di Monti è di tutto rispetto. Si tratta, infatti, di un manager esperto di esportazioni che si è fatto le ossa soprattutto come direttore esecutivo presso Value Partners, senza dimenticare le sue esperienze con i governi di moltissime nazioni in tutto il mondo, in particolare quelle che possono essere considerate come “emergenti”. Il riferimento va a delle aree piuttosto vaste del mondo, l’America Latina, l’intero Medio Oriente, ma anche il continente asiatico e la Turchia. I principali progetti a cui ha lavorato riguardano proprio l’espansione a livello globale.

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Germania leader dell’export in Cina

 Tra il 2000 e il 2010, gli scambi tra l’Unione Europea e la Cina sono aumentati di quattro volte. Tutti i paesi europei hanno approfittato (e beneficiato) dell’apertura del mercato cinese. Chi ne ha tratto maggiore vantaggio? La Germania si conferma il primo partner commerciale europeo della Cina con esportazioni pari pari al 48% del totale dell’export dell’UE. La questione del commercio tra l’UE e la Cina sarà al centro delle discussioni in occasione del summit sino-europeo che si tiene a Pechino e che si è aperto Martedì 14 febbraio. Secondo gli ultimi dati diffusi da Eurostat (l’Ufficio statistico dell’Unione europea), le esportazioni dei paesi europei sono aumentate sensibilmente negli ultimi dieci anni, passando da 26 miliardi di euro nell’ anno 2000 a 113 miliardi nel 2010.

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Economia della Cina in pericolo

 Il gigante cinese sta mostrando segni di rallentamento. Per la prima volta in due anni, le esportazioni cinesi sono scese dello 0,5% e hanno raggiunto i 149,9 miliardi di dollari. La Cina ha anche registrato un calo del 15,3%  su base annua delle importazioni, che si attestano a 122,6 miliardi di dollari.

Questo, nonostante il paese abbia cercato di stimolare i consumi per compensare la flessione dell’export e per riequilibrare la sua economia, troppo dipendente dalle esportazioni e dagli investimenti, orientandola verso una maggiore domanda interna.

Secondo gli analisti, anche se le celebrazioni in occasione del Capodanno cinese possono in parte spiegare questo rallentamento, esse non rappresentano certo l’unica ragione. Sicuramente il fenomeno è motivo di preoccupazione in quanto potrebbe significare un rallentamento della crescita.

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Canada, l’albero di Natale va fuori moda

 Quello degli alberi di Natale è stato, per lungo tempo, un business fortemente profittevole per le aziende canadesi. Le società nord Americane, infatti, producevano forti quantità di abeti, da rivendere al Paese principale importatore, i “vicini” Stati Uniti d’America. Un business che è andato avanti per decenni, e che invece ora sembra subire gli effetti della crisi finanziaria internazionale, considerando che il trend delle vendite si sta rapidamente deprezzando, con previsioni ancora peggiori per quanto concerne i prossimi esercizi solari.

Il costo di un albero di natale canadese, infatti, era pari a circa 45 dollari in Patria, e a circa il doppio nei negozi specializzati degli Stati Uniti. Un costo non certo esorbitante, ma che con l’approssimarsi delle difficoltà economiche delle famiglie nord Americane, sta diventando una delle principali spese da tagliare (complice anche un crescente sentimento di sensibilizzazione da parte dell’anima ambientalista).

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Esportazioni previste in rialzo nel mercato USA

 Le esportazioni degli Stati Uniti, una delle principali determinanti dell’economia più importante del mondo, sono previste in rialzo, nel 2012, nonostante il potenziale accentuarsi della crisi del vecchio Continente, che rischia seriamente di cadere in una fase recessiva. A dispetto di tale pericolo – ben concreto – l’export del mercato nordamericano dovrebbe poter incrementare con un trend piuttosto dinamico, superando buona parte delle attese degli analisti locali e internazionali.

Gli Stati Uniti stanno d’altronde sostituendo gradualmente il mercato europeo con i Paesi emergenti in qualità di preferenziali destinazioni delle proprie esportazioni. La quota di export americano verso l’Europa è infatti calato dal 19% degli inizi degli anni ’90, all’attuale 13%, con rischio di ulteriore contrazione nel corso del prossimo biennio. Secondo quanto afferma la UBS, nei prossimi 12 mesi la quota dell’export statunitense in Europa potrebbe addirittura crollare intorno ai 10 punti percentuali.

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Giappone, brusco calo delle esportazioni

 Le esportazioni giapponesi sono calate per la prima volta negli ultimi tre mesi, evidenziando come l’eccessivo apprezzamento dello yen da una parte, e le critiche condizioni economiche dell’Europa dall’altra, abbiano provocato gli indesiderati effetti nell’andamento dell’export dell’arcipelago nipponico, già messo a durissima prova dal disastro del mese di marzo 2011, quando un terremoto e uno tsunami conseguente hanno provocato danni storici record.

Le esportazioni del Paese asiatico – stando a quanto affermato dal Ministero delle Finanze di Tokyo – avrebbero subito un passo indietro di 3,7 punti percentuali nel corso del mese di ottobre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con un andamento ben peggiore di quanto precedentemente stimato dagli economisti internazionali.

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