Sono ben 130 i milioni di euro che andranno a caratterizzare la linea di credito revolving di cui beneficerà la Piaggio & C., la spa toscana celebre per i suoi modelli motociclistici: il gruppo di Pontedera ha infatti bisogno di questo finanziamento, il quale è stato reso possibile grazie alla partecipazione congiunta di diversi istituti di credito di fama internazionale. L’arco temporale scelto in questo caso è il medio termine. Che cosa è stato previsto nello specifico? L’importo è già stato menzionato, inoltre bisogna ricordare che questa somma di denaro sarà sottoscritta da Bank of America, da Hsbc, da Bnp-Paribas, i quali andranno ad assumere l’incarico di gestori dell’intera operazione. Tra l’altro, quest’ultima prevede anche un possibile incremento dell’ammontare complessivo fino a duecento milioni di euro, una opzione che può essere percorsa mediante la sindacazione (la collaborazione tra i soggetti coinvolti per un obiettivo comune).
Assoreti incorona FinecoBank per la raccolta netta di novembre
L’ultima rilevazione di Assoreti, l’associazione nazionale che raggruppa le società di intermediazione mobiliare e gli istituti di credito, ha messo in evidenza una “classifica” ben precisa per quel che concerne la raccolta netta dello scorso mese di novembre: in effetti, la leadership in questione spetta a FinecoBank, la compagnia che fa parte del vastissimo universo di Unicredit e che è riuscita a totalizzare ben 166,8 milioni di euro. Tale risultato è stato possibile grazie, in particolare, alla componente amministrata, capace di non far pesare più di tanto i normali deflussi del risparmio gestito. Al contrario, Ubi Banca e Banca Network Investimenti si sono segnalate per le peggiori performance in questo senso (ribasso di quasi ventinove milioni di euro per la precisione). Il podio, inoltre, viene completato da Banca Generali (165,1 milioni) e da Banca Fideuram (132,5 milioni).
Anche l’Empire State Building finisce in Borsa
E’ uno dei grattacieli più noti di tutto il mondo, e sta per finire in Borsa. Protagonista della vicenda è l’americanissimo Empire State Building, la cui terrazza (riporta il sito web de La Repubblica, che a sua volta cita i dati del New York Times) sarebbe stata visitata da oltre quattro milioni di persone nel solo 2010, per un volume d’affari che – limitatamente a questo piccolo segmento di business dell’edificio – si aggira intorno ai 6 milioni di dollari.
Sempre secondo le analisi compiute dal quotidiano newyorkese, se l’Empire State Building dovesse finire in Borsa (così come sempre), potrebbe ottenere una valutazione di circa 5 miliardi di dollari. A supporto del progetto legato all’offerta pubblica iniziale per ora c’è solamente un ricco e voluminoso prospetto (oltre 500 pagine) con il quale la famiglia Malkin (che gestisce il palazzo) sta cercando di convincere gli stakeholders (principalmente, i 2.800 investitori nel grattacielo) a consolidare gli interessi e le proprietà in un’unica società, che dovrebbe quindi terminare sul mercato regolamentato di Borsa.
Eataly approda alla Fiera del Levante di Bari
Eataly, una delle catene alimentari più grandi del nostro paese, ha deciso di affidarsi alla Fiera del Levante di Bari per avere ancora più visibilità: nello specifico, la compagnia piemontese vuole allestire in Puglia una mostra-mercato che possa fornire lavoro a un centinaio di persone e rendere ancora più riconoscibile questo marchio. Il piano è già stato predisposto in ogni suo dettaglio, tanto che già si sa che si tratterà dell’unica filiale dell’Italia del sud e che avrà delle dimensioni piuttosto ampie. Il numero uno del gruppo, Oscar Farinetti, ha anche aggiunto che questa presenza durerà almeno un decennio e che si è puntato sulla regione in questione per l’ottima presenza del settore primario in queste terre. D’altronde, la mission di Eataly è soprattutto quella di raccontare le diversità della cucina del nostro paese anche all’estero, una sorta di trait d’unione tra le varie comunità alimentari.
Microsoft e Nokia al capezzale del BlackBerry
C’era una volta la RIM (Research In Motion), società canadese tanto cara ai possessori degli smartphone BlackBerry, che proprio del cellulare smart aveva fatto il proprio simbolo, e determinante dei propri successi. Poi, l’incapacità di rispondere adeguatamente alle sfide lanciate dai concorrenti (Apple in primis), ha portato la casa americana in secondo piano, con una perdita di quote di mercato che sembra inarrestabile.
Eppure, sottolineiamo, le potenzialità della Research In Motion – e, ovviamente, dei suoi BlackBerry – sono notevoli. Tanto che alcuni tra i colossi dell’informatica e delle telecomunicazioni, come Microsoft e Nokia, avrebbero lanciato una sorta di gara ristretta per potersi aggiudicare l’azienda. Alla gara starebbe partecipando anche a Amazon e, probabilmente, qualche nome meno in voga.
Canada, l’albero di Natale va fuori moda
Quello degli alberi di Natale è stato, per lungo tempo, un business fortemente profittevole per le aziende canadesi. Le società nord Americane, infatti, producevano forti quantità di abeti, da rivendere al Paese principale importatore, i “vicini” Stati Uniti d’America. Un business che è andato avanti per decenni, e che invece ora sembra subire gli effetti della crisi finanziaria internazionale, considerando che il trend delle vendite si sta rapidamente deprezzando, con previsioni ancora peggiori per quanto concerne i prossimi esercizi solari.
Il costo di un albero di natale canadese, infatti, era pari a circa 45 dollari in Patria, e a circa il doppio nei negozi specializzati degli Stati Uniti. Un costo non certo esorbitante, ma che con l’approssimarsi delle difficoltà economiche delle famiglie nord Americane, sta diventando una delle principali spese da tagliare (complice anche un crescente sentimento di sensibilizzazione da parte dell’anima ambientalista).
Tbs Group sigla l’accordo per realizzare la propria espansione
Tbs Group, la spa triestina leader in Europa per quel che concerne l’ingegneria clinica e la sanità pubblica, ha trovato gli spunti giusti per i propri progetti di espansione all’estero e non solo: l’opportunità è stata messa a disposizione dall’intesa con una società di gestione del risparmio del nostro paese, il Fondo Italiano di Investimento, il cui ingresso nelle azioni della compagnia friulana sarà determinante proprio per tale sostegno. Che cosa prevede di preciso questo accordo? L’investimento della sgr in questione dovrebbe aggirarsi attorno ai venti milioni di euro. Anzitutto, si procederà con un fondamentale aumento di capitale (dieci milioni di euro), mediante la sottoscrizione di nuovi titoli a 1,8 euro per azione; la maggior parte di questo prezzo, inoltre, vale a dire 1,7 euro sarà garantito a titolo di sovrapprezzo.
Tregua natalizia per i prezzi dei carburanti
La situazione attuale dei carburanti dovrebbe essere la normalità, invece si tratta soltanto di una coincidenza con le festività natalizie: in effetti, la rete dei distributori del nostro paese sta finalmente vivendo una tregua per quel che concerne le tariffe dopo i continui rincari degli ultimi mesi, purtroppo tutto finirà non appena sarà terminato questo breve periodo. Il lungo week-end del Natale ha fatto registrare un solo rialzo in questo senso, vale a dire quello di TotalErg, compagnia che ha deciso di non dare pace agli automobilisti nemmeno nel momento in cui bisognerebbe essere più buoni, ritoccando di 0,2 centesimi il prezzo finale della benzina (il diesel è aumentato addirittura di 0,4 centesimi).
La Spagna fa festa (ma solo il lunedì)
Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha annunciato che – tra i primi provvedimenti del suo esecutivo, vi sarà anche lo slittamento dei giorni festivi infrasettimanali al lunedì, con decorrenza dal 2012. La motivazione è semplice, e non è nuova nemmeno per i nostri confini (anche in Italia si discusse, per poi abortirla, di una simile proposta): cercare di favorire la competizione delle imprese, evitando ponti dannosi per la produttività e per i consumi.
In Italia, come abbiamo appena ricordato, una simile idea non è mai stata portata a serio compimento. Probabilmente – riteniamo – poiché l’iniziativa non è stata presentata per quella che era, ma è stata invece paventata come una “rivoluzione” all’interno del calendario delle festività dei lavoratori italiani, che invece da un simile provvedimento avrebbero potuto trarre anche qualche vantaggio.
Toyota perde il primato auto: ora è ufficiale
Mancava solo l’ufficialità, e l’ufficialità è arrivata. Toyota Motor perde il primato del mercato mondiale delle quattro ruote in favore di General Motors, con la compagnia giapponese che si vede scavalcata anche dall’europa Volkswagen, in una corsa che ha visto i protagonisti nipponici evidentemente penalizzati da quanto accaduto in conseguenza del terremoto dell’11 marzo 2011, che ha falcidiato la produzione degli impianti locali della società.
I numeri, d’altronde, lasciano ben poco spazio all’interpretazione. General Motors ha venduto oltre 9 milioni di autoveicoli nel corso del 2011, mentre Volkswagen, pur second leader di mercato, si è dovuta accontentare di piazzare sul mercato circa 8 milioni di unità. Circa 100 (forse 150) mila vetture in più di quanto riuscirà a fare Toyota stando all’attuale livello di prenotazioni per gli ultimissimi giorni del 2011 (una flessione che rispetto al 2010 è stata pari a 6 punti percentuali).