Lo Stretto di Hormuz è un nodo strategico di primaria importanza per le rotte commerciali internazionali. Soprattutto per quel che concerne il petrolio e la regolazione dei flussi energetici. Quali sarebbero le conseguenze di un eventuale blocco?
L’importanza dello Stretto di Hormuz
Dobbiamo ricordare che si tratta di un territorio sotto controllo iraniano. La possibilità di una sua chiusura merita di essere valutata con attenzione. Potrebbe essere infatti una delle ritorsioni plausibili da parte dell’Iran in seguito agli attacchi subiti. E soprattutto in questo contesto geopolitico, comprendere l’importanza dello Stretto di Hormuz è fondamentale.
Partiamo da un presupposto: in ambito energetico quest’area geografica riveste un ruolo centrale: La ragione? Permette il passaggio di circa il 20% della produzione mondiale di petrolio e tra il 25% e il 30% del gas naturale liquefatto (GNL). Ciò che sta accadendo in queste ore dimostra come qualsiasi cambiamento nell’area abbia conseguenze in ambito economico.
Le Borse hanno infatti risentito, sebbene in modo contenuto, già della sola minaccia di chiusura. E il petrolio è salito alle stelle. Portando gli esperti a ipotizzare, in caso di blocco, anche un prezzo di 300 dollari a barile. E non dobbiamo dimenticare, per quel che riguarda il comparto energetico, che l’Unione Europea ha già vissuto dinamiche simili in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.
Situazioni di instabilità geopolitica hanno un impatto diretto sul settore energetico. Ed è possibile ipotizzare degli aumenti di tipo generalizzato per quel che concerne l’elettricità, i carburanti e i beni in vendita. Insieme a un aumento dell’inflazione. ù
Conseguenze possibili di un potenziale blocco
Lo Stretto di Hormuz, quindi, va considerato come un punto nevralgico. E non solo per le implicazioni dirette sul settore petrolifero, ma anche per le ripercussioni sui mercati finanziari internazionali. Soprattutto per quel che riguarda la politica monetaria. Negli Stati Uniti, ad esempio, potrebbe ridursi la probabilità di tagli ai tassi d’interesse. E lo stesso potrebbe accadere anche in Europa. Proprio per paura di una possibile accelerazione per quel che riguarda l’inflazione.
È evidente che una crisi nello Stretto di Hormuz implicherebbe anche criticità nel settore della logistica marittima. Diverse compagnie potrebbero decidere di evitare il passaggio, aumentando i costi operativi. Chi scegliesse comunque di attraversare la zona dovrebbe affrontare un rialzo dei premi assicurativi per coprirsi dai rischi potenziali.
Un eventuale blocco dello stretto costituirebbe, tra le altre cose, una violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) e potrebbe essere interpretato come un atto ostile nei confronti dell’Oman o della comunità internazionale.