L’inflazione è in calo. Cosa comporta questo per la BCE e la politica monetaria europea? Al netto di eventuali polemiche politiche che potrebbero presentarsi, è necessario riflettere sull’attuale situazione.
Cosa sta succedendo con l’inflazione
Questo perché i dati provenienti in alcuni Stati europei ci mostrano che l’inflazione, in alcuni di loro, sta calando più del previsto. Basta prendere in considerazione la situazione della Germania, alle prese con uno stato ormai di recessione. I teutonici hanno visto il valore scendere dal 2,3% di luglio all’1,9% di agosto.
La Borsa di Francoforte ha letteralmente festeggiato l’evento con un nuovo record storico dell’indice Dax visto che i prezzi al consumo sono scesi in Germania sotto al target della BCE del 2%. Un percorso che è un po’ stupisce dato che lo Stato è uno di quelli che è più stato legato agli approvvigionamenti energetici russi. E di conseguenza presentava una delle situazioni di inflazione peggiori.
Va detto che il percorso della Germania dipende anche dai problemi che ha avuto di tipo congiunturale e per la recessione iniziata nel 2023. Cosa può essere successo? Con molta probabilità, per recuperare la fiducia dei consumatori caratterizzati da una capacità di spesa ridotta, le aziende potrebbero aver rinunciato a quei margini di profitto legati agli aumenti dei listini, portando a una compressione dei prezzi anche grazie alla stabilità delle quotazioni energetiche attuali. Ovviamente con un aiuto no alla politica economica del governo Scholz e del ministro delle finanze Christian Lindner.
Perché sottolineiamo questo? Perché effettivamente la linea d’azione presa da Berlino potrebbe rappresentare in qualche modo un esempio da seguire. In un contesto, comunque, che vede scendere anche in Spagna l’inflazione intorno al 2,4%.
Possibile allentamento della politica monetaria
Insomma i dati, almeno teoricamente, si muoverebbero verso un potenziale calo effettivo dell’inflazione. Qualcosa che potrebbe avere conseguenze sul potenziale taglio dei tassi dei prossimi mesi. Soprattutto perché l’intera Unione Europea avrebbe visto questo valore scendere fino al 2,2%. E questo potrebbe portare a un cambiamento della politica monetaria eccessivamente prudente della BCE, vertente su un potenziale taglio dei tassi di interesse più veloce rispetto a quello teoricamente prefissato.
Non dobbiamo inoltre dimenticare che a breve i governi dell’Eurozona saranno chiamati al lavorare sulle nuove manovre finanziarie dopo l’approvazione del nuovo patto di stabilità. È necessario chiedersi se, per evitare contraccolpi sui mercati, proprio in virtù dei valori dell’inflazione registrati ad agosto, non sia il caso di puntare ha un approccio più distensivo rispetto al passato.
Anche davanti all’annuncio della Federal Reserve di essere pronta andare allentare sul costo del denaro a settembre.