First Republic bank, un crack che pesa

Quello della First Republic Bank è un crack che pesa molto nell’economia americana. Ancor più di quello della Silicon Valley Bank e della Signature Bank.

First Republic Bank è la terza a crollare

First Republic Bank ha fatto registrare il secondo fallimento per grandezza nel settore bancario della storia statunitense. La situazione è stata salvata, se così si può dire, da JP Morgan Chase, il più grande istituto di credito degli Stati Uniti, che ha deciso di rilevare First Republic.

L’accordo trovato con le autorità monetarie stabilisce che JP Morgan rilevi depositi assicurati e non assicurati che non sono stati ancora ritirati dai clienti della banca, pari a circa 100 miliardi di dollari. Facendo propri anche i 30 miliardi di titoli in portafoglio e 173 miliardi di prestiti concessi da First Republic Bank. In questo caso, ha sottolineato il Financial Times, sono stati tutelati i correntisti e non gli azionisti, tra i quali figurano Blackrock, Capital Group e Vanguard Group.

A dare una mano anche la FDIC, ovvero la Federal Deposit Insurance Corporation. Questa appoggerà JP Morgan per quel che concerne la gestione delle perdite sui prestiti e possibili finanziamenti necessari.

L’acquisizione di First Republic Bank si è resa necessaria onde evitare un crollo a catena del sistema bancario americano. Le garanzie della Federal Reserve arrivate dopo il fallimento di Signature Bank e Silicon Valley Bank non erano sufficienti a calmare il mercato anche questa volta.

Stabilità al settore bancario e al paese

L’acquisizione da parte del più grande istituto bancario americano consente, come ha sottolineato anche il presidente Joe Biden, di garantire la stabilità al paese e il sostegno ai lavoratori e alle piccole e medie imprese.

La crisi della First Republic Bank è legata al ritiro imponente dei depositi da parte dei clienti causato sia dalla paura relativa ai precedenti fallimenti bancari sia dall’aumento dei tassi di interesse della Fed. Un problema che l’istituto ha patito particolarmente perché il 70% dei suoi depositi non erano assicurati. E perché aveva elargito molti prestiti a tasso di interesse fisso a lungo termine che hanno perso valore proprio per via della politica monetaria della Federal Reserve.

In questo modo si è riusciti a optare per un salvataggio a metà tra il pubblico e il privato, proprio grazie alla mediazione della FDIC. È stata lei infatti a favorire l’intervento della JP Morgan per evitare un salvataggio totalmente pubblico. Come ha spiegato Jamie Dimon, ad di JP Morgan l’istituto ha fatto un passo avanti perché il governo li ha invitati a farlo. Grazie anche alla propria forza finanziaria, il modello di business e le loro capacità che hanno consentito la possibilità di fare un’offerta per l’acquisizione.

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