Unipol, non vogliamo controllo totale Bper

Unipol non vuole il controllo totale di Bper ma partecipare all’amministrazione dell’istituto con una giusta quota di azioni: chi pensa il contrario dovrà ricredersi, soprattutto dopo le ultime dichiarazioni di Carlo Cimbri sulla questione.

Unipol, come sostiene l’amministratore delegato della società di assicurazioni, non pianifica di superare la quota del 20%, così come spiegato nel corso di una conference call con gli analisti. Ha infatti dichiarato:

Non andremo oltre, non intendiamo oltrepassare questa soglia, non intendiamo acquisire posizioni di controllo della banca, di diritto e di fatto. Non intendiamo dare vita a un conglomerato finanziario di banca assicurazione come se ne sono visti in passato.

Detto ciò, va sottolineato che per Unipol il periodo di ristrutturazione del gruppo si è concluso con dei risultati davvero ottimi: la situazione dello scorso anno, caratterizzata da un forte passivo, ha lasciati spazio ad un utile decisamente importante, pari a 644,1 milioni di euro che cancella il rosso del 2017 pari a 390 milioni. Una delle maggiori ragioni di questo miglioramento? La plusvalenza dalla cessione della partecipazione in Popolare Vita per 309 milioni. L’utile ha superato anche le aspettative di analisti come Banca Imi che aveva previsto 434 milioni di euro ed Equita che ne aveva calcolati nell’ipotesi migliore, 414. Anche il calo degli oneri derivanti dagli strumenti finanziari e dagli investimenti immobiliari e le perdite da valutazione hanno contribuito in positivo.

I primi sei mesi del 2018 si sono chiusi con premi netti lordi per 5,914 miliardi di euro, in aumento rispetto a 5,892 miliardi del 2017 ma in questo caso sotto quelle che erano le attese di Banca Imi per 6,415 miliardi di euro: di contro è però migliorato il totale dei ricavi raggiungendo i  7,739 miliardi dai 7,527 miliardi di un anno fa. Il Combined ratio, l’indice che misura la qualità tecnica della gestione danni  e che per essere considerato positivo deve restare sotto il 100%, è sceso al 93% rispetto al 95,3% del primo semestre 2017.

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