Green bond: l’ecologia come strumento finanziario

 In un’epoca in cui l’attenzione nei confronti dell’ambiente è ai massimi livelli, anche il mondo finanziario non poteva certo restare fermo a guardare. I rischi di compensazione ambientale, infatti, pesavano notevolmente sul portafoglio degli investitori, ma l’introduzione dei green bond, i titoli obbligazionari emessi con lo scopo di finanziare importanti progetti green, ha permesso loro di ridurli, rendendo questo prodotto a taglio economico un vero e proprio caso di successo.

La  diffusione di questo strumento di investimento eco-friendly cresce di anno in anno. Nel 2012 furono venduti 3 milioni di euro in obbligazioni, nel 2013 la cifra salì fino a 10 miliardi, per toccare soltanto nei primi sei mesi del 2014 i 20 miliardi di euro e proiettare così i green bond verso un 2015 e un 2016 molto redditizio. Secondo il report “Obbligazioni e cambiamento climatico, lo stato del mercato nel 2016, redatto dalla Ong Climate Bonds Initiative, i green bond hanno infatti raggiunto la quota record di 106 miliardi di euro.

A investire in progetti legati all’edilizia eco-compatibile, al riciclo dei rifiuti, al controllo dell’inquinamento, alle energie rinnovabili o alla creazione di centrali eoliche non sono soltanto le grandi banche, ma anche il mondo corporate. La crescente diffusione dei green bond è da ricercarsi sia nel suo progressivo processo di standardizzazione dell’emissione, che garantisce maggiore trasparenza, sia nel fatto che gli emittenti stessi sono molto solidi, rendendo più sicuri gli investitori nel momento in cui decidono di acquistare questi prodotti finanziari.

E a proposito di emittenti, di recente la Francia ha dichiarato di voler essere il primo Stato al mondo a emettere green bond e finanziare così i progetti verdi previsti dalla legge sulla transizione energetica del ministro per l’ambiente Ségoléne Royal.

In attesa di vedere come risponderà il mercato a questa iniziativa, lo stato francese è impegnato a studiare un sistema di controllo efficiente che impedisca operazioni come il greenwashing, ossia il tentativo di far passare come progetti ecologici iniziative che in realtà non lo sono.

È inoltre stato creato un gruppo di lavoro costituito dai maggiori esponenti delle principali ONG legate all’ecologia, che, in collaborazione con il ministro del tesoro, vigileranno sulla distribuzione e sull’impiego dei fondi. Lo Stato dovrà fornire inoltre un report sugli investimenti e le quotazioni dei bond, in nome della piena trasparenza nei confronti dei contribuenti.

Anche il Tesoro italiano sta valutando la possibilità di emettere green bond, ma, al momento, secondo Maria Cannata, direttore generale del ministero dell’Economia per il debito pubblico, è uno strumento che, pur rappresentando una novità per lo Stato, non verrà certamente utilizzato nell’immediato.

Tuttavia, se il mondo finanziario italiano sta ancora muovendo i suoi primi passi nei confronti della green economy, basterà leggere le numerose news presenti su Future-E, l’hub di Enel pensato per raccogliere e condividere tutte le iniziative nazionali di politica ambientale, per capire che l’Italia, in altri ambiti, si sta dimostrando all’avanguardia e al passo con il resto d’Europa.

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