Stress test banche americane

 La Federal Reserve ha “promosso” 17 delle 18 banche americane sottoposte agli stress test effettuati nel corso degli ultimi giorni, e finalizzati a comprendere se – con le sole proprie forze – gli istituti sarebbero in grado di resistere ai colpi di una nuova violenta crisi economica e finanziaria grazie ai propri livelli di capitale a fronte delle potenziali perdite. L’unico gruppo bocciato è stato la Ally Financial, la ex Gmac, che non è riuscita a ottenere i risultati minimi previsti.

In particolare, si legge in un comunicato Fed, le banche “hanno continuato a migliorare nella loro capacità di sopportare uno scenario estremamente avverso e collettivamente hanno una posizione di capitale molto più solida rispetto a prima della crisi finanziaria” (vedi anche Sentenza incoraggiante sui titoli Lehman Brothers).

Una valutazione tutto sommato positiva, che sta già inducendo alcuni istituti di credito a richiedere, sostanzialmente, un allentamento della tensione. In proposito, qualche giorno fa il quotidiano Il Sole 24 Ore ricordava come alcune banche come JP Morgan e Wells Fargo “hanno chiesto apertamente di poter alzare le cedole e lanciare buyback nel 2013 per favorire gli azionisti. E anche colossi più deboli, quali Bank of America e Citigroup, sperano ora di aver fatto abbastanza, dopo che in passato le loro richieste erano state respinte dalla Banca centrale”.

Proprio per non lasciare spazio a facili entusiasmi, la Fed sottolinea anche come alcune grosse banche subirebbero comunque ingenti perdite in caso di crisi economica rappresentata da disoccupazione oltre il 12 per cento, crollo sui mercati finanziari maggiore al 50 per cento e calo dei prezzi immobiliari superiore al 20%. “Le perdite ipotizzate per le 18 banche totalizzerebbero 462 miliardi di dollari durante i nove trimestri considerati nello stress test” – si legge nel comunicato Fed – “il livello aggregato di Tier 1 common capital ratio, che paragona il capitale di elevata qualità agli asset ponderati per il rischio, scivolerebbe dall’11,1% nel terzo trimestre 2012 al 7,7% nel quarto trimestre del 2014”.

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