Fiducia delle imprese in calo a febbraio 2013

 L’Istat – Istituto Nazionale di Statistica – ha pubblicato gli ultimi dati di monitoraggio relativi all’andamento del clima di fiducia delle imprese sul territorio nazionale. Stando a quanto affermato dall’Istituto, si sarebbe registrato un passo indietro a 77,4 punti rispetto a 80 punti di gennaio. Valori comunque fortemente sotto la base di 100 punti, rilevata nel 2005. Vediamo dunque quali siano le principali considerazioni a margine di tali aggiornamenti statistici.

Secondo quanto affermato dall’Istat, la causa della flessione dell’indice complessivo è da attribuire principalmente al calo della fiducia delle imprese dei servizi di mercato e del commercio al dettaglio (vedi anche Calo fatturato delle imprese italiane).

“Sempre nel mese” – ricorda il quotidiano economico finanziario – “l’indice del clima di fiducia delle imprese manifatturiere aumenta invece lievemente, passando da 88,3 di gennaio a 88,5. Migliorano i giudizi sugli ordini (da -43 a -42 il saldo), quelli sulle scorte di magazzino (da 0 a 1) e le attese di produzione (da -5 a -4). L’analisi del clima di fiducia per raggruppamenti principali di industrie (Rpi) indica un miglioramento delle attese di produzione nei beni intermedi (da -7 a -5) e un peggioramento nei beni strumentali (da -2 a -3)”.

Scende anche l’indice del clima di fiducia delle attività imprenditoriali dei servizi di mercato, passato da quota 78,7 punti di gennaio a 73,8 punti di febbraio. A peggiorare sono sia i giudizi, passati da -20 a – 26, e le attese sugli ordini, passati da -12 a – 13. Cala altresì l’attesa sull’andamento dell’economia in generale, passata da – 41 a – 49.

Nel commercio al dettaglio, infine, l’Istat comunica come l’indice del clima di fiducia sia calato da quota 77,4 punti di gennaio a 76 punti di febbraio 2013. L’indice aumenta invece nella grande distribuzione, passando da 62,5 a 63,7, ma cala nella distribuzione tradizionale, da 89,6 a 87,7 (vedi anche Dati imprese 2012 Unioncamere).

Continueremo a monitorare l’evoluzione del dato anche nel corso delle prossime settimane, valutando eventuali (ma rari) miglioramenti.

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