Banca Popolare di Spoleto: il rating è in piena zona a rischio

 L’agenzia americana di rating Moody’s non ha avuto pietà con la Banca Popolare di Spoleto: l’istituto di credito umbro ha infatti dovuto subire il declassamento del giudizio relativo ai propri depositi a lungo termine, visto che il rating in questione è sceso da Ba2 a B3. Non si tratta di una notizia positiva, visto che la precedente valutazione era già considerata a livello “junk” (spazzatura), mentre ora è arrivata fino all’ultimo gradino della piena zona a rischio. Questo vuol dire che la banca spoletana si sta avvicinando pericolosamente al default, ma anche che esistono delle buone opportunità di investimento a causa degli alti rendimenti (attorno al 10% per la precisione). Per quale motivo si è giunti a questa situazione?

Moody’s ha motivato il suo taglio drastico con le preoccupazioni relative alla qualità degli attivi bancari, oltre alla capacità del gruppo stesso di generare capitale dall’interno. In aggiunta, non bisogna dimenticare l’incertezza che circonda l’intera struttura della componente azionaria. Tra l’altro, i rating sono ancora sotto osservazione, di conseguenza non sono esclusi nuovi downgrade in futuro. Nel dettaglio, Banca Popolare di Spoleto ha forte bisogno di un supporto e di un sostegno che provengano dall’esterno, ma secondo Moody’s non vi sarà alcun tipo di sostegno di tipo sistemico.

L’istituto è stato ispezionato dalla Banca d’Italia, mentre ora è chiamato ad avviare e perfezionare nel migliore dei modi un importante aumento di capitale, altrimenti si rischia di non riassestare mai i coefficienti relativi al patrimonio. Per quel che concerne la capitalizzazione, i trenta milioni di euro previsti in questo senso sono stati di fatto bloccati e rinviati da Palazzo Koch lo scorso mese di settembre, ma entro la fine di quest’anno vi potrebbero essere degli accantonamenti o delle revisioni al rialzo dell’importo della ricapitalizzazione. Non è ancora dato sapere, infine, che fine farà la quota di Monte dei Paschi nel gruppo umbro (26% del capitale).

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