La crisi economica fa aumentare l’import di legna da ardere

 Come accade un po’ troppo spesso ultimamente, le analisi della Coldiretti invitano a riflettere sull’attuale situazione economica del paese: come ha accertato l’associazione agricola, infatti, la crisi economica e il conseguente rincaro dei combustibili hanno causato, è proprio il caso di dirlo, un ritorno di fiamma per i camini. Non è un caso che le importazioni da legna da ardere abbiano fatto registrare un +17% per quel che riguarda i mesi invernali di quest’anno. Si tratta del valore più alto in assoluto degli ultimi due decenni, un record che vale la pena approfondire. Gli italiani hanno quindi modificato le loro abitudini in maniera evidente, ma si è trattato di un qualcosa di forzato, alla luce del minore potere di acquisto che si ha a disposizione. Allo stesso tempo, il consumo del tipico carburante per il riscaldamento, il gasolio, è sceso di ben sedici punti percentuali.

Il boom di import a cui si è fatto riferimento in precedenza equivale a circa 3,3 miliardi di chili di legna, senza alcuna distinzione in merito alla tipologia e alla forma, mentre nel lontano 1992 se ne importavano fino a un miliardo. Secondo la stessa Coldiretti, i consumatori hanno compreso come questo tipo di energia sia molto appetibile dal punto di vista economico, senza dimenticare la sostenibilità dal punto di vista ambientale.

Non sono poche le case che dispongono di un camino, ma ve ne sono molte in cui i proprietari hanno deciso di costruirne uno nuovo, a conferma di questa tendenza. Le importazioni sono così elevate nonostante il nostro paese possa disporre di ben 10,4 milioni di ettari di superficie forestale e la presenza di dodici miliardi di alberi in tutto il territorio nazionale. I boschi hanno una importanza fondamentale per quel che riguarda l’assorbimento dell’anidride carbonica, oltre alla mitigazione climatica, ragione per la quale la Coldiretti ha richiesto una migliore gestione di questo patrimonio.

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