Difficile contesto internazionale per la Svizzera

 Lo scorso 11 gennaio  il Consiglio federale svizzero ha approvato il rapporto sulla politica economica esterna 2011. Il capitolo introduttivo riguarda il bilancio sulla strategia di economia esterna, soprattutto a riguardo alla crisi finanziaria, economica e debitori.

In particolare, viene posto l’accento sulla necessità di migliorare  la competitività dell’economia svizzera e si impegna ad agevolare l’accesso ai mercati esteri. Vengono delineate riforme interne e misure di liberalizzazione autonome nonché i contributi da dare allo sviluppo nei Paesi partner.

Nel capitolo introduttivo il Consiglio federale si prefigge di aggiornare la propria politica economica esterna del 2004. Vengono mantenute le linee di fondo, ma nei prossimi anni il Consiglio federale punta a rafforzare la posizione economica della Svizzera a livello mondiale concentrandosi su tre dimensioni: l’accesso ai mercati esteri e il dispositivo normativo internazionale, la politica del mercato interno nonché il contributo allo sviluppo nei Paesi partner.  Molti sviluppi nell’anno preso in rassegna hanno già portato a progressi in tali ambiti.

Sotto il profilo dei rapporti coi mercati esteri, il Consiglio federale intende migliorare la competitività e l’accesso ai mercati dei beni, dei servizi e degli altri fattori produttivi, puntando a prmuovere un apparato normativo internazionale basato su un potenzialmento del WTO che porti avanti sinergie efficaci con ILO, FMI, Banca Mondiale e OCSE.

Per quanto concerne i rapporti con l’UE, le relazioni economiche sono rimaste costanti, se confrontate con quelle dell’anno precedente. Un ruolo importante continua ad essere svolto dal buon funzionamento degli accordi esistenti (si tratta in particolare dell’accordo di libero scambio del 1972 nonché degli accordi bilaterali I e II). È stato possibile progredire con alcuni dossier di collaborazione (scambio di quote di emissioni, collaborazione delle autorità preposte alla concorrenza e con l’Agenzia europea per la difesa), mentre rimangono difficili le trattative in altri settori, soprattutto a causa di questioni istituzionali insolute.

Lascia un commento