Fallimento inevitabile per la Grecia?

 Il nuovo, pressante allarme è stato lanciato dal Primo Ministro Lucas Papademos nei giorni scorsi: confermando che allo stato attuale l’unica ricetta possibile per portare sulla strada del risanamento le disastrate casse elleniche è quella dell’austerità, il Primo Ministro ha recentemente sottolineato che per evitare il rischio incombente di un fallimento dello Stato greco già in Primavera, è necessario che UE e Fondo Monetario Internazionale concedano gli ulteriori pacchetti di aiuti già previsti; questo però sarà possibile solo mantenendo e rafforzando gli impegni di adozione delle riforme concordate.

Tuttavia gli sforzi profusi dal Governo ellenico, accolti peraltro dalla popolazione con un’invidiabile rassegnazione, non sembrano aver riscosso più di tanto l’apprezzamento della comunità internazionale, se si pensa che, ad esempio, l’erogazione di un pacchetto di aiuti da cinque miliardi di euro, già prevista per fine dicembre, è stata rimandata a marzo, il che, pensando alla situazione in cui versa la Grecia, si avvicina molto a una sentenza di condanna: ciò infatti includerà il rinvio a catena delle successive ‘rate’ di aiuto, a cominciare da quella, ben più sostanziosa, da 10 miliardi, che prevista per marzo, slitterà a giugno, forse già fuori tempo massimo.

L’Europa appare aver assunto nei confronti della Grecia un atteggiamento di rigidità assoluta e senza alcuna possibilità di ammorbidimento: non solo infatti è stato deciso il rinvio del versamento dei prossimi pacchetti di aiuto (ricordiamo che sarebbero ancora 37 i miliardi che le organizzazioni internazionali dovrebbero versare nell’ambito del piano di aiuti da complessivi 110 miliardi deciso nel 2011), ma ha anche affermato che questi saranno messi ulteriormente in discussione, in caso di mancata adozione delle ‘riforme’ concordate.

Riforme che peraltro nel breve – medio termine sembrano destinate ad avere per lo più esiti recessivi, facendo sprofondare l’economia greca più di quanto già non lo sia, e che trovano la totale avversione da parte dei sindacati: un clima non esattamente tranquillo nel quale nel prossimo aprile si svolgeranno elezioni che, in tempi di crisi acuta, spalancheranno le porte agli estremisti di ogni colore, portando probabilmente al crollo dei partiti tradizionali a cominciare dal Pasok.

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