Stati Uniti, previsioni positive sulla crescita economica

 Cresce la fiducia sulla crescita economica statunitense. Una fiducia che incrementa la propria proporzione man mano che peggiora la situazione della crisi del debito europeo. Lo scenario che si sta venendo a creare non è certo una coincidenza: gli osservatori macroeconomici internazionali sono infatti convinti che l’estremo rallentamento dello sviluppo produttivo del vecchio Continente (che rischia una recessione duratura) porterà benefici all’economia statunitense, che si potrà così avvantaggiare del crollo competitivo del partner – avversario europeo.

La divergenza (già visibile oggi) tra l’andamento dell’economia statunitense e quello dell’economia europea, diventerà così ben più significativa nel corso del 2012, quando i 17 Paesi dell’area euro dovranno fare i conti con una presumibile recessione (certa per una parte di loro) e per un raffreddamento della propria competitività su scala internazionale, oltre al timore mai sopito di un possibile default di sistema nell’area territoriale di riferimento.

Ad ogni modo, per il grande saldo tanto atteso, l’economia americana ha necessità della contemporanea presenza di due determinanti che si iniziano solamente a intravedere: da una parte il miglioramento della situazione occupazionale, con un tasso di disoccupazione che dovrà realmente calare al di sotto della soglia stabilita come target da Obama per il suo mandato (8%); dall’altra parte, un miglioramento delle politiche creditizie delle banche statunitensi, ancora troppo “timide” per permettere un sostegno adeguato all’economia nazionale.

Intanto, dall’altra parte del mondo, anche il gigante cinese inizia ad avvertire qualche lieve segnale di decremento, con una contrazione (per il secondo mese consecutivo) della produzione dell’industria manifatturiera durante il mese di dicembre. Una piccola flessione rispetto agli straordinari ritmi di incremento dell’economia del Paese asiatico, che dimostra tuttavia quanto, anche la Cina, possa soffrire delle carenze del continente europeo e, pertanto, delle difficoltà di uno dei suoi partner principali su scala mondiale.

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