Prosegue l’integrazione tra Banca Reggiana e Banca di Cavola e Sassuolo

 L’integrazione tra Banca Reggiana e Banca di Cavola e Sassuolo prosegue a ritmo spedito: si tratta di due aziende di credito cooperativo che hanno un ruolo fondamentale nel territorio emiliano, in particolare per quel che concerne l’ambito provinciale, dunque cerchiamo di capire cosa accadrà di preciso. I consigli di amministrazione hanno già provveduto a emettere le loro delibere, ma sono state perfezionate anche le presentazioni alla Banca d’Italia del relativo piano industriale, corredato, come avviene sempre in tal casi, da una richiesta di autorizzazione all’integrazione aziendale.

La Federazione Regionale delle Banche di Credito Cooperativo ha reso noto ogni passaggio in questo senso, oltre alle positive verifiche che sono state condotte sugli stessi istituti da Palazzo Koch. Gli ultimi scampoli di primavera, dunque il mese di maggio o i primi giorni di giugno al massimo, saranno decisivi per le assemblee dei soci, il momento utile per approvare il progetto di fusione di cui si sta parlando. Entrambe le banche sono state in grado di crescere in maniera costante e incoraggiante nell’arco degli ultimi dieci anni. Nel complesso, gli istituti in questione possono vantare ventinove sportelli a Reggio Emilia, altri cinque a Modena, cinque a Parma e due a Mantova, dunque quarantuno dipendenze totali.

La stessa Federazione ha sostenuto e supportato sin da subito questa fusione, tanto è vero che i vertici dell’ente si sono incontrati in varie occasioni con quelli delle banche, anche in un momento importante come è stato quello della presentazione del piano industriale alla Banca d’Italia. I vantaggi di una operazione simile sono presto detti: anzitutto, il territorio coinvolto potrà beneficiare del potenziamento e consolidamento delle azioni che il credito cooperativo metterà a disposizione in un momento economico e finanziario ancora così critico e difficile. L’economia locale, poi, potrà se non altro respirare in modo più naturale, cercando di far diventare un brutto ricordo l’”asfissia” provata negli ultimi anni.

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