Rete unica, no Governo a progetto Tim-Cdp

Si ricomincia da capo con la rete unica. Il Governo ha infatti deciso di archiviare definitivamente ciò che finora era stato fatto sul tema da Tim e Cassa depositi e prestiti.

Si ricomincia da capo con la rete unica

La cosa interessante e divertente, a seconda dei punti di vista, e che ora la road map per la rete unica prevede che si trovi una soluzione entro la fine dell’anno. Poco più di un mese per ricominciare tutto da capo e trovare una quadra che possa portare a uno sviluppo della rete a banda larga mettendo la gestione nelle mani dello Stato.

Almeno questo è ciò che si è evitto dalle parole del Ministero delle imprese dopo un incontro tenutosi con i sindacati che, come ci si aspettava, non ha evidenziato passi avanti fatti sulla questione. D’altro canto le cose non vanno meglio per quel che riguarda Tim e il suo consiglio d’amministrazione. Ci si aspetta infatti di trovare sul tavolo una potenziale azione di responsabilità nei confronti della passata gestione.

La scelta di far saltare l’accordo Tim-Cassa depositi e prestiti sembrerebbe legato, stando alle parole della nota emessa dal ministero, nella necessità di cercare nuove soluzioni di mercato.  Soluzioni che possano massimizzare gli interessi delle aziende coinvolte, dei loro azionisti e del paese. Questo tenendo conto delle norme presenti a livello europeo e nazionale e della necessità di mantenere gli equilibri finanziari, economici e occupazionali. Un tavolo di lavoro che deve produrre una soluzione per la rete unica entro il 31 dicembre come già sottolineato.

Soluzione entro il 31 dicembre

Il comunicato, firmato dal ministro Adolfo Urso e dal sottosegretario alla Presidenza con delega al dossier Alessio Butti si pone come alternativa al progetto di rete unica che sarebbe dovuta nascere dall’unione tra Open fiber e Telecom. Un accordo derivante dall’offerta presentata da Cassa depositi e prestiti lo scorso maggio che sarebbe dovuta diventare formale entro il 30 novembre. Cdp, va ricordato, è azionista al 60% di Open Fiber e al 9,9% di Tim.

Nell’incontro coi sindacati non è stato fatto cenno delle potenziali strategie industriali che il governo ha intenzione di mettere in campo. Scopriremo entro il 31 dicembre se effettivamente qualcosa già bolle in pentola. Dall’altra parte l’amministratore delegato di Tim Pietro Labriola ora ha necessità di trovare un piano alternativo alla vendita della rete a Cassa depositi e prestiti.

Per via del ritirarsi del governo ora l’azienda deve seguire pedissequamente il proprio piano industriale. Questo prevede lo scorporo della rete in tre società separate. Sarà questa la giusta via da seguire per la rete unica?

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