Mario Draghi l’aveva detto che non erano ancora maturi i tempi per cambiamenti sostanziali nella politica economica dell’Eurozona: non stupisce quindi che la svolta monetaria della BCE sia stata rinviata a settembre con tanto di revisione di stime.

Mario Draghi l’aveva detto che non erano ancora maturi i tempi per cambiamenti sostanziali nella politica economica dell’Eurozona: non stupisce quindi che la svolta monetaria della BCE sia stata rinviata a settembre con tanto di revisione di stime.

Sebbene la ripresa si stia facendo più forte sospinta dalla domanda interna, secondo Mario Draghi e la BCE non è ancora tempo di eliminare il supporto da parte dell’istituto centrale e quindi gli stimoli monetari sono da ritenere ancora necessari in Europa.

Popolare Vicenza e Veneto Banca sono sull’orlo del bail-in e secondo Bruxelles è necessario prima ottenere della liquidità pari ad un miliardo dai privati per far l’intervento risolutivo dello Stato mentre il ministero del Tesoro prova a rassicurare gli animi.

La crisi ha portato alla scomparsa della classe operaia e della piccola borghesia ed il reddito insufficiente alla vita sta portando ad una netta modifica degli assetti famigliari e del modo stesso in cui l’economia gira tra domanda ed offerta.

Anche Enel è una di quelle società che chiude bene il primo trimestre dell’anno. I dati raccontano di ricavi in salita a 19,366 miliardi e quindi con un aumento dell’8,4% rispetto all’anno precedente, un ebitda in calo del 2,6% a 3,914 miliardi ed un utile netto in rialzo del 4,7% rispetto lo scorso anno pari a 983 milioni di euro.

BCE e tassi, influenza dalla politica (anche economica) italiana? Vi sono alcuni esperti che vedono una correlazione tra l’attesa di Mario Draghi e della Banca Centrale Europea in merito ad un rialzo dei tassi e gli equilibri politici degli stati membri, tra i quali figura anche l’Italia.

Perché il Bitcoin sta rendendo nervosi gli investitori e li sta spingendo ad un “abbandono” che nessuno si sarebbe aspettato ora che la criptovaluta è al suo apice? Forse è proprio questa rinnovata benevolenza della stessa a causare un addio?

Alitalia, i suoi lavoratori ed il destino delle finanze governative sono appese al referendum attraverso il quale l’accordo trovato tra le parti è passato. Saranno in grado i dipendenti della compagnia di fare ciò che per loro è meglio?

Serve un piano più coraggioso per salvare Alitalia: a sostenerlo ancora una volta è il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, a pochi giorni dal limite imposto per risolvere la questione prima di cedere a scenari ben più gravi e difficili della messa in atto di un piano di risanamento.

C’è poco tempo per salvare Alitalia e banche e per quanto possa piacere poco è qualcosa che necessita di essere fatto per non mettere a repentaglio quella che è l’economia italiana ancora di più di quanto non lo sia. La cura sarà più dura della malattia? Molto possibile.
