Amazon punta sull’automatizzazione: posti di lavoro a rischio? Non proprio. Il discorso è decisamente più complesso e bisognoso di essere approfondito.
Cosa si punta a raggiungere in Amazon
Negli ultimi anni Amazon ha investito sempre di più nell’automazione dei propri magazzini. Ora il processo sta entrando in una fase che potrebbe cambiare profondamente il mondo del lavoro. Secondo alcune informazioni interne diffuse dalla stampa americana, l’azienda di Jeff Bezos (oggi guidata da Andy Jassy, n.d.r.) avrebbe in programma di ridurre la necessità di circa 600.000 lavoratori entro il 2033, sostituendo gran parte delle mansioni umane con robot e sistemi di intelligenza artificiale.
Amazon utilizza già da tempo robot per spostare pacchi, bracci meccanici per sollevare merci e software che gestiscono in modo automatico i flussi logistici. Oggi il numero dei robot nei suoi centri di distribuzione ha quasi raggiunto quello dei dipendenti umani. In alcuni stabilimenti di nuova generazione, come quello di Shreveport in Louisiana, il personale necessario è già diminuito dal 25% al 50% rispetto a un magazzino tradizionale.
L’obiettivo di Amazon è arrivare ad automatizzare fino a tre quarti delle proprie operazioni. Questo permetterebbe all’azienda di gestire una quantità ancora maggiore di ordini in meno tempo e a costi inferiori. Secondo le stime interne, ogni articolo spedito potrebbe costare circa 30 centesimi in meno grazie all’uso dei robot. È facile capire quanto un risparmio del genere, moltiplicato per miliardi di prodotti, rappresenti un enorme vantaggio economico.
Come cambierà l’occupazione
Tuttavia, la questione non è soltanto di efficienza. Se mezzo milione di posti verranno “risparmiati” grazie alle macchine, il problema diventa capire che fine faranno le persone che oggi svolgono quei lavori. Amazon afferma che l’automazione non cancella l’occupazione, ma la trasforma. Invece di impacchettare pacchi, molti lavoratori potranno occuparsi di supervisionare i robot, fare manutenzione o gestire i sistemi digitali. In teoria, dunque, si tratterebbe di un’evoluzione del lavoro, non della sua scomparsa.
Ma gli economisti invitano alla cautela. Non tutti i lavoratori potranno essere ricollocati con la stessa facilità e la formazione richiesta per i nuovi ruoli non è alla portata di tutti. Il rischio è che questa rivoluzione aumenti le disuguaglianze tra chi ha competenze tecniche e chi svolge mansioni più semplici.
Quello che sta accadendo in Amazon è un segnale di ciò che potremmo vedere presto in molti altri settori della logistica e del commercio online. Se l’automazione verrà gestita con responsabilità investendo nella riqualificazione dei lavoratori e in nuove opportunità potrà diventare una spinta positiva per l’economia.
Ma se a prevalere sarà solo la logica del profitto, le conseguenze sociali potrebbero essere pesanti.